Page 197 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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Baumgartner. Lou non aveva alcun titolo di studio vali-
                   Sotto  i  capelli  di  un  biondo  cenere,  raccolti  in  genere
 do per frequentare l’università, era un’autodidatta, ma i  androgino,  magrolino  e  i  seni  piccoli  e  un  po’  flosci.
 professori chiusero un occhio, anzi entrambi, e soprat-  severamente all’indietro, la fronte eccessivamente alta e
 tutto il vecchio Biedermann, che si era preso una mezza  spaziosa, bombata, informava tutto il viso che risultava
 cotta, l’aiutò ad aggirare gli impedimenti formali. Entu-  nel complesso mascolino se si eccettuano il piccolo naso
 siasta, Biedermann scrisse alla madre di Lou: «La signo-  impertinente e la bocca sensuale ma un po’ troppo lar-
 rina sua figlia è in verità una giovane donna assai singo-  ga.  Gli  occhi  azzurri  erano  molto  infossati  e  in  alcune
 lare, con una purezza e un’integrità di spirito quasi in-  fotografie le danno un’espressione da scimmietta. Non
 fantili e al contempo una dirittura d’intelligenza e una  era bella ma aveva un fascino straordinario che le deri-
 indipendenza di volontà che non sono certo infantili e  vava dalla sua contraddittoria personalità. Alcuni tratti
 neppure quasi femminili. In tutte le sue manifestazioni  erano virili: il carattere indipendente e ribelle, il corag-
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 è un diamante» . La ragazza ripagava la fiducia dei suoi  gio,  la  forza  di  volontà,  il  piglio  deciso,  il  porgersi  in
 insegnanti,  studiava  con  grande  impegno  e  passione,  modo  diretto,  il  parlar  schietto  e  a  volte  rude,  molto
 senza farsi distrarre dal guazzabuglio di anarchici italia-  vicino a quello dei cocchieri che aveva frequentato nella
 ni, di nichilisti russi, di atei francesi che a quel tempo  sua adolescenza, il fare da ragazzaccio privo di ogni le-
 avevano invaso Zurigo, dimostrando, oltre che tenacia,  ziosità  e  manierismo.  Ma  tutto  ciò  era  calato  nel-
 una straordinaria ricettività che colpiva tutti coloro che  l’“eterno  femminino”:  era  seduttiva,  civetta,  spontanea
 avevano a che fare con lei.  eppure maliziosa, impulsiva e ambigua, fresca, sbarazzi-
 Le estenuanti e sfibranti ore passate con Gillot e lo  na, gaia, simpatica, apparentemente innocente. Nel pro-
 choc subito se non avevano scalfito la sua volontà ave-  fondo era egocentrica, totalmente autoriferita, anaffetti-
 vano però minato il suo fisico adolescenziale e il furore  va, indifferente ai sentimenti che suscitava. In realtà non
 con cui continuava a darsi agli studi non contribuiva a  le importava niente di nulla e di nessuno, a parte il suo
 migliorare  la  situazione.  Era  stanca,  affaticata,  sveniva  piccolo  “io”  e  la  sua  personale  realizzazione,  e  le  era
 con facilità. Cominciò a tossire e a sputare sangue. Si era  sconosciuto  il  senso  di  colpa.  Era  esattamente  quel-
 ammalata di tisi. I medici sconsigliarono la madre di far  l’“animale  da  preda”,  sovranamente  egoista,  vitale  e
 passare alla ragazza un altro inverno a Zurigo, difficil-  amorale, che Nietzsche andava preconizzando nelle sue
 mente Lou ne sarebbe uscita viva, e suggerirono il mi-  opere. Lou non era una di quelle femministe ideologiche
 tico  Sud.  Roma  parve  la  meta  più  adatta.  Kinkel,  cui  di cui la sua epoca pullulava, e che lei anzi disprezzava,
 Lou  aveva  fatto  leggere  alcune  sue  poesie,  scrisse  una  era  femminista  per  temperamento.  Non  teorizzava
 calorosa  lettera  di  presentazione  per  madre  e  figlia  a  l’emancipazione della donna, la praticava. Voleva essere
 Malwida pregandola di prendersi cura di quella ragazza,  una donna, e soprattutto una persona, libera. E lo fu.
 tanto dotata e malata. Per Malwida era un invito a noz-  Con questo mix esplosivo, cui va aggiunta un’intelli-
 ze.  Ecco  perché  in  quel  fatale  inizio  di  primavera  del  genza  vampiresca,  avrebbe  sedotto  e  fatto  innamorare
 1882 Lou e sua madre si trovavano a Roma, nel giro di  alcune delle più belle teste del suo tempo: da Nietzsche
 Malwida von Meysenbug.  a Rilke a Tönnies a Wedekind a Ledebour e moltissimi
 A vent’anni Lou non si poteva definire propriamente  altri che mandò quasi tutti in bianco. Come ogni donna,
 bella.  Era  alta,  aveva  lunghe  gambe,  ma  il  corpo  era  ma in particolare come ogni donna del suo tipo, la Sa-




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