Page 196 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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Baumgartner. Lou non aveva alcun titolo di studio vali-
                                                                                          Sotto  i  capelli  di  un  biondo  cenere,  raccolti  in  genere
                   do per frequentare l’università, era un’autodidatta, ma i              androgino,  magrolino  e  i  seni  piccoli  e  un  po’  flosci.
                   professori chiusero un occhio, anzi entrambi, e soprat-                severamente all’indietro, la fronte eccessivamente alta e
                   tutto il vecchio Biedermann, che si era preso una mezza                spaziosa, bombata, informava tutto il viso che risultava
                   cotta, l’aiutò ad aggirare gli impedimenti formali. Entu-              nel complesso mascolino se si eccettuano il piccolo naso
                   siasta, Biedermann scrisse alla madre di Lou: «La signo-               impertinente e la bocca sensuale ma un po’ troppo lar-
                   rina sua figlia è in verità una giovane donna assai singo-             ga.  Gli  occhi  azzurri  erano  molto  infossati  e  in  alcune
                   lare, con una purezza e un’integrità di spirito quasi in-              fotografie le danno un’espressione da scimmietta. Non
                   fantili e al contempo una dirittura d’intelligenza e una               era bella ma aveva un fascino straordinario che le deri-
                   indipendenza di volontà che non sono certo infantili e                 vava dalla sua contraddittoria personalità. Alcuni tratti
                   neppure quasi femminili. In tutte le sue manifestazioni                erano virili: il carattere indipendente e ribelle, il corag-
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                   è un diamante» . La ragazza ripagava la fiducia dei suoi               gio,  la  forza  di  volontà,  il  piglio  deciso,  il  porgersi  in
                   insegnanti,  studiava  con  grande  impegno  e  passione,              modo  diretto,  il  parlar  schietto  e  a  volte  rude,  molto
                   senza farsi distrarre dal guazzabuglio di anarchici italia-            vicino a quello dei cocchieri che aveva frequentato nella
                   ni, di nichilisti russi, di atei francesi che a quel tempo             sua adolescenza, il fare da ragazzaccio privo di ogni le-
                   avevano invaso Zurigo, dimostrando, oltre che tenacia,                 ziosità  e  manierismo.  Ma  tutto  ciò  era  calato  nel-
                   una straordinaria ricettività che colpiva tutti coloro che             l’“eterno  femminino”:  era  seduttiva,  civetta,  spontanea
                   avevano a che fare con lei.                                            eppure maliziosa, impulsiva e ambigua, fresca, sbarazzi-
                      Le estenuanti e sfibranti ore passate con Gillot e lo               na, gaia, simpatica, apparentemente innocente. Nel pro-
                   choc subito se non avevano scalfito la sua volontà ave-                fondo era egocentrica, totalmente autoriferita, anaffetti-
                   vano però minato il suo fisico adolescenziale e il furore              va, indifferente ai sentimenti che suscitava. In realtà non
                   con cui continuava a darsi agli studi non contribuiva a                le importava niente di nulla e di nessuno, a parte il suo
                   migliorare  la  situazione.  Era  stanca,  affaticata,  sveniva        piccolo  “io”  e  la  sua  personale  realizzazione,  e  le  era
                   con facilità. Cominciò a tossire e a sputare sangue. Si era            sconosciuto  il  senso  di  colpa.  Era  esattamente  quel-
                   ammalata di tisi. I medici sconsigliarono la madre di far              l’“animale  da  preda”,  sovranamente  egoista,  vitale  e
                   passare alla ragazza un altro inverno a Zurigo, difficil-              amorale, che Nietzsche andava preconizzando nelle sue
                   mente Lou ne sarebbe uscita viva, e suggerirono il mi-                 opere. Lou non era una di quelle femministe ideologiche
                   tico  Sud.  Roma  parve  la  meta  più  adatta.  Kinkel,  cui          di cui la sua epoca pullulava, e che lei anzi disprezzava,
                   Lou  aveva  fatto  leggere  alcune  sue  poesie,  scrisse  una         era  femminista  per  temperamento.  Non  teorizzava
                   calorosa  lettera  di  presentazione  per  madre  e  figlia  a         l’emancipazione della donna, la praticava. Voleva essere
                   Malwida pregandola di prendersi cura di quella ragazza,                una donna, e soprattutto una persona, libera. E lo fu.
                   tanto dotata e malata. Per Malwida era un invito a noz-                  Con questo mix esplosivo, cui va aggiunta un’intelli-
                   ze.  Ecco  perché  in  quel  fatale  inizio  di  primavera  del        genza  vampiresca,  avrebbe  sedotto  e  fatto  innamorare
                   1882 Lou e sua madre si trovavano a Roma, nel giro di                  alcune delle più belle teste del suo tempo: da Nietzsche
                   Malwida von Meysenbug.                                                 a Rilke a Tönnies a Wedekind a Ledebour e moltissimi
                      A vent’anni Lou non si poteva definire propriamente                 altri che mandò quasi tutti in bianco. Come ogni donna,
                   bella.  Era  alta,  aveva  lunghe  gambe,  ma  il  corpo  era          ma in particolare come ogni donna del suo tipo, la Sa-




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