Page 162 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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pleanno di Voltaire. Riteneva che la cosa migliore fosse
                   mi  ha  colmato  di  dispiacere:  io  so  che  quando  scrisse
 il silenzio. Per lei Nietzsche era una spia che si era in-  silenzio, un silenzio che non finirà. Il libro di tuo fratello
 sinuata nella confidenza di Wagner e che se l’era svigna-  tutte  queste  cose  intellettualmente  così  insignificanti  e
 ta appena aveva ottenuto quel che voleva. Un traditore.  moralmente così deplorevoli, quando lui, profondo pen-
 E “tradimento” resterà la parola d’ordine dei wagneria-  satore, trattò superficialmente ogni cosa seria, parlando
 ni, di ieri e di oggi.  di ciò che non conosceva, era malato... Non ne parliamo
 Ci  furono  anche  delle  rappresaglie.  Wagner  tolse  a  più: l’autore di quest’opera io non lo conosco. Possa il
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 Schmeitzner,  il  nuovo  editore  di  Nietzsche,  la  stampa  tradimento portare frutti al suo autore» . E questa fu la
 dei «Bayreuth Blätter» sui quali fece pubblicare un ar-  pietra tombale su Nietzsche, a Bayreuth.
 ticolo, Pubblico e popolarità, in cui si attaccava l’autore  A parte Köselitz, che naturalmente fu entusiasta, Paul
 di Umano, troppo umano, peraltro blandamente e senza  Rée  e,  una  volta  tanto,  anche  Jacob  Burckhardt,  que-
 nominarlo.        st’ultimo più che altro per malignità, perché godeva che
 Nietzsche  ci  restò  male.  Voleva  reagire  disdicendo  Nietzsche avesse mollato Wagner, che detestava, Uma-
 l’abbonamento ai «Bayreuth Blätter». Ma poi, timoroso  no,  troppo  umano  non  piacque  nemmeno  agli  amici  di
 come sempre, la cosa gli parve eccessivamente audace e  Nietzsche. Molti si allontanarono da lui proprio allora e
 si limitò a ordinare all’editore di non mandargli la rivista  anche i pochi che gli rimasero vicino, come Overbeck e
 ogni mese ma tutta insieme alla fine dell’anno: «Perché  Malwida,  non  riuscirono  a  nascondere  la  perplessità  e
 dovrei impegnarmi a prendere dosi mensili di bile wa-  l’imbarazzo.  Erwin  Rohde,  l’amico  dei  tempi  migliori,
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 gneriana?» .      gli  scrisse:  «Ti  dico  ora,  in  tutta  sincerità,  amico  mio,
 Ma anche Nietzsche sapeva di non avere la coscienza  che questa sorpresa non è stata priva di sensazioni do-
 del tutto tranquilla, non per il suo sacrosanto diritto di  lorose.  Come  ci  si  può  svestire  in  questo  modo  della
 rendersi intellettualmente autonomo da Wagner, ma per-  propria anima e prendere quella di un altro? Invece di
 ché  troppo  a  lungo  aveva  ipocritamente  taciuto  il  suo  Nietzsche diventare improvvisamente Rée? Sono ancora
 dissenso: «Che uno dei miei amici mostri cortesia e gen-  sbalordito di fronte a questo miracolo e non posso ral-
 tilezza  verso  Wagner  è  cosa  a  me  assai  cara  e  gradita  legrarmene  né  averne  un’opinione  precisa  perché  non
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 perché io sono sempre meno in grado di farlo felice... Del  l’ho  capito  ancora  tanto  bene» .  Anche  Cosima,  scri-
 resto se lui sapesse tutto ciò che ho in cuore contro la sua  vendo a un’amica, aveva notato: «Molto ha contribuito
 arte e le sue mete, mi considererebbe uno dei suoi nemici  alla nascita di questo triste libro! Alla fine sopravvenne
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 più irriducibili – cosa che notoriamente non sono»  scri-  anche  Israele,  nella  figura  di  un  dottor  Rée,  viscido,
 ve a un amico comune, il barone von Seydlitz.  freddo, all’apparenza tutto preso e soggiogato da Nietz-
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 Elisabeth, che nel suo bigottismo clericale era rimasta  sche, in realtà un astuto sopraffatore» .
 choccata dall’attacco radicale al cristianesimo contenuto  Che  Nietzsche  si  fosse  fatto  influenzare  da  Rée,  al
 in Umano, troppo umano, cercò di mediare, in favore del  punto di stravolgere la propria identità, è una critica che
 fratello,  scrivendo  un  paio  di  volte  a  Cosima  Wagner.  quasi tutti gli amici gli mossero allora e che ritorna an-
 Cosima rispose, con molto ritardo, il primo marzo del  cora  oggi  in  chi  vuole  sottolineare  la  “non  originalità”
 1879: «Tu parli di equivoci e di maldicenze. Carissima:  del suo pensiero. A questa leggenda contribuì un po’ lo
 niente  di  tutto  ciò,  bensì  da  parte  nostra  il  massimo  stesso  Nietzsche  che,  col  suo  innato  gusto  del  calem-




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