Page 164 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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bour, amava parlare del suo “periodo réealista” e, più
che pagina. Certamente alla scelta di questa forma con-
tardi, Lou Andreas-Salomé che nella sua biografia del no dalle poche, fulminanti righe al breve saggio di qual-
filosofo calca molto la mano sulle presunte dipendenze tribuì anche la lettura dei moralisti francesi che gli era
intellettuali di Nietzsche da Rée, probabilmente per giu- stata consigliata da Rée, ma decisivo – oltre, beninteso,
stificare, anche davanti a se stessa, la sua scelta senti- all’intima natura del suo pensiero che di per sé è asiste-
mentale a favore del secondo. Lou arriverà a scrivere, matica – fu il suo metodo di lavoro determinato a sua
nel 1894, quando Nietzsche era ormai diventato famoso: volta dalla malattia e dalle condizioni della vista: duran-
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«Rée, dei due, era la mente più acuta» . te le sue lunghissime passeggiate Nietzsche poteva con-
L’accusa di aver scimmiottato Rée è particolarmente catenare tutta una serie di pensieri per buttarli giù rapi-
ridicola. Una buona parte di Umano, troppo umano, cir- damente al rientro, sfruttando quel poco di autonomia
ca un terzo, era stata scritta nell’ottobre del 1876 quan- che aveva per scrivere, ma non poteva elaborare organi-
do Rée per Nietzsche era poco più che una conoscenza. camente un’intera opera. E aforistiche, in forma più o
Scrive Nietzsche a Rohde nel giugno del 1878: «Cerca meno accentuata, saranno anche tutte le opere successi-
sempre me nel mio libro e non l’amico Rée. Sono lieto ve. Alla politezza, alla concisione, all’ellitticità dello stile
di aver scoperto le sue splendide qualità e aspirazioni, non è estranea, ovviamente, la sua profonda conoscenza
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ma sulla concezione della mia “philosophia in nuce” lui delle lingue classiche, greca e latina . Fatto sta che,
non ha avuto la benché minima influenza, questa era come ha scritto Montinari, la sua prosa è «inaudita in
pronta e in buona parte già affidata alla carta quando lo lingua tedesca» e, dal punto di vista letterario, Nietzsche
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conobbi più da vicino nell’ottobre del 1876» . Rudolph si colloca ai primissimi posti fra gli stilisti di tutti i tem-
Steiner, il geniale fondatore dell’antroposofia, contem- pi. Il suo tono socratico, un po’ sarcastico, canzonatorio,
poraneo dei due, ha scritto: «Teste come quella di Paul autocanzonatorio, come di uno che non si prenda del
Rée non possono aver avuto alcuna significativa influen- tutto sul serio (Zarathustra a parte) è, anche qui, in sin-
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za su Nietzsche» . golare contrasto con la mancanza di sense of humour e
In ogni caso vale per Rée ciò che vale per ogni altra la seriosità dell’uomo.
“fonte”, letteraria e umana, di Nietzsche: egli prende da Naturalmente la forma aforistica è la maggior insidia
Rée, quando prende qualcosa, ciò che è utile e adattabi- nella lettura di Nietzsche. Isolando un aforisma dall’al-
le ai suoi scopi, ma dandogli una forza, una profondità, tro – ne scrisse oltre cinquemila – gli si può far dire
un significato che nell’altro sono assenti. Non per nulla tutto e il suo contrario. Com’è ampiamente avvenuto.
Nietzsche è diventato Nietzsche e Paul Rée è rimasto Gli aforismi di Nietzsche vanno visti come un’immensa
Paul Rée. costellazione o una gigantesca formula chimica in cui
In una cosa però Cosima aveva visto giusto: se dal ogni elemento è legato all’altro da una coerenza interna
punto di vista intellettuale e del pensiero fra i due non ferrea. E poiché la sua opera è in gran parte un’autoa-
c’era partita, è invece vero che sul piano della persona- nalisi, questa unitarietà è data, a parer mio, dalla sua
lità, del carattere, nel concreto della vita quotidiana, il stessa persona che, per quanto presenti mille sfaccetta-
più giovane Rée dominava Nietzsche. Come si vedrà po- ture, rimane, ovviamente, una.
chi anni dopo. Con Umano, troppo umano nasce il Nietzsche filoso-
Umano, troppo umano è un libro di aforismi che van- fo. Lui stesso ne è convinto: «In quel libro mi sono
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