Page 163 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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bour,  amava  parlare  del  suo  “periodo  réealista”  e,  più
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                   tardi,  Lou  Andreas-Salomé  che  nella  sua  biografia  del           no dalle poche, fulminanti righe al breve saggio di qual-
                   filosofo calca molto la mano sulle presunte dipendenze                 tribuì anche la lettura dei moralisti francesi che gli era
                   intellettuali di Nietzsche da Rée, probabilmente per giu-              stata consigliata da Rée, ma decisivo – oltre, beninteso,
                   stificare,  anche  davanti  a  se  stessa,  la  sua  scelta  senti-    all’intima natura del suo pensiero che di per sé è asiste-
                   mentale  a  favore  del  secondo.  Lou  arriverà  a  scrivere,         matica – fu il suo metodo di lavoro determinato a sua
                   nel 1894, quando Nietzsche era ormai diventato famoso:                 volta dalla malattia e dalle condizioni della vista: duran-
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                   «Rée, dei due, era la mente più acuta» .                               te le sue lunghissime passeggiate Nietzsche poteva con-
                      L’accusa di aver scimmiottato Rée è particolarmente                 catenare tutta una serie di pensieri per buttarli giù rapi-
                   ridicola. Una buona parte di Umano, troppo umano, cir-                 damente al rientro, sfruttando quel poco di autonomia
                   ca un terzo, era stata scritta nell’ottobre del 1876 quan-             che aveva per scrivere, ma non poteva elaborare organi-
                   do Rée per Nietzsche era poco più che una conoscenza.                  camente un’intera opera. E aforistiche, in forma più o
                   Scrive Nietzsche a Rohde nel giugno del 1878: «Cerca                   meno accentuata, saranno anche tutte le opere successi-
                   sempre me nel mio libro e non l’amico Rée. Sono lieto                  ve. Alla politezza, alla concisione, all’ellitticità dello stile
                   di aver scoperto le sue splendide qualità e aspirazioni,               non è estranea, ovviamente, la sua profonda conoscenza
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                   ma sulla concezione della mia “philosophia in nuce” lui                delle  lingue  classiche,  greca  e  latina .  Fatto  sta  che,
                   non  ha  avuto  la  benché  minima  influenza,  questa  era            come  ha  scritto  Montinari,  la  sua  prosa  è  «inaudita  in
                   pronta e in buona parte già affidata alla carta quando lo              lingua tedesca» e, dal punto di vista letterario, Nietzsche
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                   conobbi più da vicino nell’ottobre del 1876» . Rudolph                 si colloca ai primissimi posti fra gli stilisti di tutti i tem-
                   Steiner,  il  geniale  fondatore  dell’antroposofia,  contem-          pi. Il suo tono socratico, un po’ sarcastico, canzonatorio,
                   poraneo dei due, ha scritto: «Teste come quella di Paul                autocanzonatorio,  come  di  uno  che  non  si  prenda  del
                   Rée non possono aver avuto alcuna significativa influen-               tutto sul serio (Zarathustra a parte) è, anche qui, in sin-
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                   za su Nietzsche» .                                                     golare contrasto con la mancanza di sense of humour e
                      In ogni caso vale per Rée ciò che vale per ogni altra               la seriosità dell’uomo.
                   “fonte”, letteraria e umana, di Nietzsche: egli prende da                Naturalmente la forma aforistica è la maggior insidia
                   Rée, quando prende qualcosa, ciò che è utile e adattabi-               nella lettura di Nietzsche. Isolando un aforisma dall’al-
                   le ai suoi scopi, ma dandogli una forza, una profondità,               tro  –  ne  scrisse  oltre  cinquemila  –  gli  si  può  far  dire
                   un significato che nell’altro sono assenti. Non per nulla              tutto  e  il  suo  contrario.  Com’è  ampiamente  avvenuto.
                   Nietzsche  è  diventato  Nietzsche  e  Paul  Rée  è  rimasto           Gli aforismi di Nietzsche vanno visti come un’immensa
                   Paul Rée.                                                              costellazione  o  una  gigantesca  formula  chimica  in  cui
                      In  una  cosa  però  Cosima  aveva  visto  giusto:  se  dal         ogni elemento è legato all’altro da una coerenza interna
                   punto di vista intellettuale e del pensiero fra i due non              ferrea. E poiché la sua opera è in gran parte un’autoa-
                   c’era partita, è invece vero che sul piano della persona-              nalisi,  questa  unitarietà  è  data,  a  parer  mio,  dalla  sua
                   lità, del carattere, nel concreto della vita quotidiana, il            stessa persona che, per quanto presenti mille sfaccetta-
                   più giovane Rée dominava Nietzsche. Come si vedrà po-                  ture, rimane, ovviamente, una.
                   chi anni dopo.                                                           Con Umano, troppo umano nasce il Nietzsche filoso-
                      Umano, troppo umano è un libro di aforismi che van-                 fo.  Lui  stesso  ne  è  convinto:  «In  quel  libro  mi  sono




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