Page 159 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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Prologo
1.
In previsione del fatto che fra breve dovrò affrontare l'umanità con l'esigenza più grave che
le sia mai stata posta, mi sembra necessario dire chi sono. In fondo è possibile che lo si
sappia già: poiché non ho mai mancato di «dare testimonianza di me». Ma la discrepanza tra la
grandezza del mio compito e la piccolezza dei miei contemporanei si manifesta nel fatto che
non mi hanno udito o anche soltanto visto. Vivo a mio proprio credito, forse è solo un
pregiudizio, che io viva?... Mi basta solo parlare con un qualche «dotto» che venga d'estate in
Alta Engadina per convincermi che non vivo... In queste circostanze c'è un dovere contro il
quale, in fondo, la mia abitudine e ancor più l'orgoglio dei miei istinti si rivolta, dire cioè:
Ascoltatemi! poiché io sono questo e quest'altro. E soprattutto non confondetemi con altri!
2.
Ad esempio, io non sono affatto uno spauracchio, un mostro morale, - io sono addirittura
una natura opposta a quella specie d'uomo che fino ad oggi è stata venerata come virtuosa.
Detto fra noi, mi sembra che proprio ciò inerisca al mio orgoglio. Sono un discepolo del
filosofo Dioniso, preferirei piuttosto essere un satiro che un santo. Ma si legga dunque questo
scritto. Forse ce l'ha fatta, forse questo scritto non aveva altro scopo che esprimere questo
confronto in modo sereno e filantropico. L'ultima cosa che io prometterei, sarebbe
«correggere» l'umanità. Non erigerò nuovi idoli; i vecchi possono cominciare ad imparare
cosa comporta avere i piedi d'argilla. Rovesciare gli idoli (il mio termine per «ideali») - è
questo, piuttosto, che attiene al mio mestiere. La realtà è stata spogliata del suo valore, del suo
senso, della sua veracità, nella misura in cui si è inventato un mondo ideale. Il «mondo reale»
e il «mondo apparente» - vedi: il mondo inventato e la realtà... La menzogna dell'ideale è
stata fino ad ora la maledizione scagliata contro la realtà, l'umanità stessa è diventata, per suo
mezzo, mendace e falsa, giù nei suoi istinti più sotterranei - fino al culto dei valori inversi
rispetto a quelli per mezzo dei quali le sarebbe stata garantita la crescita, il futuro, il solenne
diritto all'avvenire.
3.
Chi sa respirare l'aria dei miei scritti, sa che è un'aria delle altitudini, un' aria forte.
Bisogna essere fatti per quell'aria, altrimenti non è piccolo il rischio di raffreddarvisi. Il
ghiaccio è vicino, la solitudine immensa - ma come giacciono tranquille nella luce tutte le
cose! come si respira liberamente! Quante cose sentiamo sotto di noi! La filosofia, come l'ho
compresa e vissuta fino ad oggi, è la vita volontaria tra i ghiacci e le cime - la ricerca di tutto
ciò che di estraneo e di problematico vi è nell'esistenza, di tutto ciò che finora era posto al
bando dalla morale. Dalla lunga esperienza che mi ha dato tale peregrinazione nel proibito, ho