Page 313 - Keplero. Una biografia scientifica
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contemplatorem praestolatus est», KOF, Volume V, p.269.
51 Spitzer, 2006.
52 Keplero, nella Apologia adversus Roberti de Fluctibus del 1622, trascrive il
seguente attacco ricevuto da Fludd: «I matematici da strapazzo si occupano
solo dell’ombra delle quantità, mentre gli alchimisti e gli ermetici
abbracciano la vera essenza dei corpi naturali», Fludd, 1621, p.5. A sua
volta Fludd risponderà all’Apologia con l’opera Monochordum mundi
replicatio, sempre nel 1622.
53
McCollough, 1995.
54
Cohen, 1984, p. 18.
55
KOF, Volume III, p. 133.
56
Walker, 1967, p. 236, traduzione in Gozza, 1989, pp. 207-208.
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Keplero stesso racconta, in una lettera a Matthaus Wacker von Wackenfels
(KGW, Volume XVII, p. 254) di aver studiato e apprezzato il Dialogo della
musica antica et della moderna, Giorgio Marescotti, Firenze 1581.
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L’influenza su Keplero del concetto di archetipo fu analizzata
profondamente da Wolfgang Pauli in L’influsso delle immagini archetipiche
sulla formazione delle teorie scientifiche di Keplero. Il saggio, pubblicato nel
1952 in Naturerklärung und Psyche insieme al noto La sincronicità come
principio di nessi acausali di Carl Jung, è tradotto in italiano in Pauli, 2006.
59
Platone, Repubblica, II.
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Questo sol, denominato all’epoca con la lettera Γ, era la nota «di partenza»
delle scale musicali. Una suggestiva coincidenza fa sì che il punto Γ, in cui si
incrocia l’eclittica con l’equatore celeste, fosse in astronomia l’origine del
sistema di riferimento con cui si calcolava la posizione in cielo degli oggetti
celesti.
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Era viva da lungo tempo la polemica sulla possibilità o meno di ascoltare
realmente la musica delle sfere. Per esempio, secondo Cicerone, che dedica
spazio a questo problema nel Somnium Scipionis, la musica è davvero
sonora, ma noi non la cogliamo più, per il fatto che la ascoltiamo sin dalla
nascita. Egli la paragona al rumore prodotto dallo scorrere di un ruscello,
che non è più avvertito da chi vive da sempre sulle sue rive. Nell’Harmonice
Keplero sostiene che si tratta di una «musica razionale, non vocale». Ma,
anche nel caso in cui la musica delle sfere fosse sonora, noi non potremmo
udirla a causa del vuoto esistente tra Terra e pianeti, il quale impedirebbe
appunto la trasmissione delle onde sonore.
62 Per una ricostruzione di queste successive formulazioni, vedi Gingerich,
1977.
63 Per esempio I. Bernard Cohen e Robert Small, citati entrambi in Koyré,
1966, p. 383.