Page 156 - Keplero. Una biografia scientifica
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accettato, se veniva condiviso da ben quattro satelliti di Giove.

                   Come si è accennato in precedenza, a suo tempo Galilei aveva

                ignorato  le  richieste  del  giovane  Keplero,  che  più  volte  aveva

                sollecitato lo stimato professore universitario italiano per avere,

                se non un appoggio, almeno un parere sulle proprie opere, e in
                particolare  sul  Mysterium  e  sull’Astronomia  nova.  Ora  che  le

                osservazioni del Nuncius galileiano venivano accolte dai colleghi

                con  comprensibile  scetticismo,  viste  le  conseguenze  che  ne

                derivavano, era proprio Galilei a cercare il sostegno di Keplero,

                il  quale  aveva  nel  frattempo  raggiunto  l’autorevole  carica  di

                matematico imperiale. L’8 aprile Keplero ricevette, per il tramite

                di Giuliano de’ Medici, una copia del Nuncius, con allegata la

                preghiera, da parte di Galilei, di esprimere un parere in merito.

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                   Il  corriere   doveva  tornare  presso  Galilei  il  19  aprile  e,  in
                quei pochi giorni, Keplero compose la sua risposta in forma di

                lettera, la Dissertatio cum Nuncio sidereo, presto ristampata un

                po’ ovunque, anche a Firenze, per il peso che un simile scritto
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                poteva avere nel dibattito attorno alle affermazioni di Galilei .

                   Keplero si comportò con molta eleganza, anche se nell’incipit

                lasciava trasparire il proprio lato più umano; egli confessava di
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                essere  stato  tentato  di  non  rispondere  all’invito  di  Galileo , e

                aggiungeva:  «Non  credo  che  Galileo,  l’Italiano,  si  sia  meritato
                che io, il Tedesco, debba adularlo, rimodellando la verità, o le

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                mie  convinzioni  più  profonde,  secondo  le  sue  idee» .  Sono
                proprio queste parole, indotte dagli anni trascorsi nell’attesa di

                un  qualche  incoraggiamento  da  parte  di  Galilei,  a  garantire

                l’oggettività dei giudizi espressi, dando quindi ancora più peso

                alle affermazioni successive. Keplero proseguiva:



                   Farò dunque quanto mi sento, che è poi ciò che accontenta gli amici, e
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