Page 100 - Keplero. Una biografia scientifica
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come causa fisica del moto dei pianeti, e desidera fornirne una
dimostrazione geometrica. Nello stesso tempo, poiché l’ipotesi
contempla un movimento che non è più uniforme, neppure
rispetto a un equante, egli è spinto a ricavare uno strumento che
permetta di prevedere la posizione dei pianeti a un determinato
istante. Sarà da questi sforzi che prenderà forma la cosiddetta
seconda legge di Keplero.
Lo scienziato ha ormai preso atto dell’eccentricità delle orbite
dei pianeti, e ha introdotto la vis insita per giustificarla; inoltre,
anche se non ha ancora affrontato esplicitamente il problema, si
è già convinto che la forma dell’orbita non è affatto un cerchio.
Quindi, non solo l’orbita non è centrata simmetricamente sul
Sole, ma è anche schiacciata in una forma che non è ancora ben
definita. La distanza dal Sole non è costante, come pure la
velocità del pianeta, e il legame tra i due parametri risulta essere
appunto l’ipotesi fisica. Già enunciata nel Mysterium, essa trova
ampio spazio nell’Astronomia nova, dove costituisce il filo
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conduttore di un percorso che prende le mosse nel Capitolo
XXXII, intitolato La facoltà che muove il pianeta diminuisce con
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l’allontanarsi dalla sorgente . Il Capitolo è interamente dedicato
al tentativo di ricavare una dimostrazione geometrica per
l’ipotesi fisica. Il risultato è una dimostrazione che è
rigorosamente valida solo ad afelio e perielio, gli unici due punti
dove il raggio che unisce Sole e pianeta è perpendicolare
all’orbita. I Capitoli successivi, grazie all’introduzione delle due
forze di cui abbiamo già parlato, preparano poi il terreno alla
formulazione della seconda legge, presentata per la prima volta
nel Capitolo XL. In primo luogo il lettore viene messo in guardia
del fatto che ci si sta preparando a un altro «salto nel vuoto».