Page 66 - Galileo. Scienziato e umanista.
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3200  miglia.  Galileo  non  era  d’accordo:  dopo  aver  criticato
                Vellutello  per  aver  costruito  strutture  che  sarebbero  potute

                franare, tentò di salvare l’inferno conico di Manetti dove, con
                l’unica eccezione della volta, tutte le gradinate sono sostenute

                da terreno solido. E la volta? Anche questa è stabile, secondo
                Galileo,  che  qui  –  forse  per  la  prima  volta  –  si  opponeva  ad

                Aristotele  con  uno  pseudoesperimento.  «Al  che  facilmente  si

                risponde, che tal grossezza è suffizientissima: perciò che, presa
                una volta piccola, fabricata con quella ragione, se arà di arco 30

                braccia,  gli  rimarranno  per  la  grosseza  braccia  4  in  circa,  la
                quale non solo è bastante, ma quando a 30 braccia di arco se gli

                desse  un  sol  braccio,  e  forse  1/2  non  che  4,  basteria  a
                sostenersi».  La  costruzione  di  Manetti  fornisce  facilmente  la

                sicurezza  richiesta.  «Parmi  che  queste  ragioni  possino
                persuaderci, quanto all’universale descrizione aver assai piú del

                                                                                                13
                verisimile l’inferno del Manetti che quello del Vellutello» .
                    In  questa  argomentazione,  tipicamente  brillante,  Galileo

                sostituí  la  fisica  con  la  matematica,  ingrandendo  il  proprio
                modello  senza  tenere  conto  della  resistenza  del  materiale.  Piú

                tardi  avrebbe  prestato  maggiore  attenzione  al  problema  della
                coesione  dei  solidi  e,  come  risulterà,  sarebbe  arrivato  alla

                conclusione  non  aristotelica  che  non  c’è  nulla,  letteralmente,
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                che li tiene insieme . La forma dell’argomentazione di Galileo
                per la stabilità della volta di Manetti ricorre spesso negli scritti

                polemici successivi. La mossa retorica per cui «non soltanto è
                stabile  in  un  modello  in  scala,  ma  anche  in  uno  con  uno

                spessore  pari  a  un  quarto  o  anche  a  un  ottavo»  divenne  piú
                disastrosa, sebbene non sempre piú affidabile, quando trasferita

                dal  mondo  immaginario  delle  anime  e  dei  diavoli  a  quello
                apparentemente reale dei filosofi e dei preti.

                    Molti parallelismi, nell’ordine e nel contenuto, suggeriscono
                che  Galileo  studiò  il  sistema  di  Manetti  nel  dialogo  di

                Benivieni. Questi fa sí che i propri interlocutori lodino l’opera
                di  un  inventore  fuori  della  scena,  una  tecnica  che  Galileo
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