Page 155 - Galileo. Scienziato e umanista.
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della vita, la fortuna, le malattie. Una cosa era supporre che le
                influenze planetarie potessero imprimersi nelle anime dei nuovi

                nati, ben altra trarre dal cielo indicazioni per gli eventi futuri.
                L’astrologia  poteva  essere  utile  senza  fare  previsioni.  La  tua

                genitura indica forse una certa sensibilità al Sole? Allora ritirati
                in un luogo fresco quando il Sole è in Cancro. «Et con queste

                conditioni,  –  diceva  Moletti,  il  predecessore  di  Galileo,  –  si

                debbono  i  giuditii  de  gli  Astrologi  credere,  et  non  in  altra
                forma»    122 . Il grado della fiducia personale accordata da Galileo

                all’astrologia è tanto difficile da divinare quanto la sua politica:
                che vi aderisse nella forma in cui vi ricorreva nel calcolare le

                geniture delle figlie sembra probabile; che vendesse o offrisse
                consigli  di  carattere  astrologico  per  altri  venti  anni  o  piú  è

                incontestabile;  e  la  precisione  delle  sue  previsioni,  anche
                quando fatte «quasi da scherzo», poteva stupire i destinatari                        123 .

                Sed  contra,  il  modello  di  Galileo,  Sarpi,  dopo  aver  studiato
                l’astrologia  con  attenzione  e  favore,  l’aveva  dichiarata

                spazzatura: «Io tengo poche cose per ferme, sí che non sii parato
                a  mutar  opinione:  ma  se  alcuna  cosa  ho  per  certa,  questa  n’è

                una, che l’astrologia giudiciaria è pura vanità»                 124 .



                    2.2. L’Accademia.

                    La morte di Pinelli, nell’agosto del 1601, privò Padova del
                suo  cuore  letterario.  Lasciò  le  proprie  collezioni  a  un  parente

                napoletano,  il  duca  Cosimo  di  Acerenza,  anch’egli  affetto  da
                bibliofilia. Il duca impegnò tre navi per trasportare l’eredità a

                Napoli;  i  pirati  ne  catturarono  una  e  non  coltivando  alcuna
                propensione  per  la  lettura  sfogarono  la  propria  frustrazione

                gettando  in  mare  un  terzo  dei  libri.  Alcuni  pescatori

                recuperarono  parte  delle  rarità  e  le  inviarono  a  Napoli.  Nel
                frattempo  il  duca  morí  e  la  vedova  vendette  il  patrimonio  a

                un’asta che vide la Società di Gesú e l’Arcivescovo di Milano, il
                cardinale  Federico  Borromeo,  scontrarsi  per  aggiudicarselo.

                Borromeo fece la puntata piú alta e portò in sicurezza a Milano
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