Page 11 - Galileo. Scienziato e umanista.
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Prefazione all’edizione inglese
Sarà utile e forse rassicurante dire chiaramente che questa
non è la biografia di un matematico. Certamente, Galileo
godeva di epiteti quali «matematico divino» e «Archimede
toscano», e passò la prima metà della propria carriera, dal 1589
al 1610, come professore di matematica. Gli storici lo
considerano inoltre il primo a introdurre efficacemente la
quantificazione in fisica. Per tutto questo, egli non era un
matematico piú (o meno!) di quanto non fosse un musicista, un
artista, uno scrittore, un filosofo o una persona che si dilettava a
costruire arnesi. Il suo ultimo allievo e primo biografo,
Vincenzo Viviani, si vantava che il proprio maestro potesse
competere con i migliori liutai dello Toscana, dare consigli a
pittori e a poeti in questioni riguardanti il gusto artistico, e
recitare a memoria lunghi passi di Petrarca, Dante e Ariosto. Ma
quello in cui riusciva meglio, disse Galileo quando stava
negoziando un posto alla corte dei Medici nel 1610, era la
filosofia, cui aveva dedicato piú anni di studio di quanti mesi
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non avesse dedicato alla matematica .
Nel suo studio attento della Luna, del Sole e dei pianeti negli
anni 1609-10, quando era l’unico uomo sulla Terra a scrutare
minuziosamente il volto della Luna e i satelliti di Giove, Galileo
fece ricorso alle proprie capacità di osservatore e di disegnatore,