Page 102 - Galileo. Scienziato e umanista.
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rappresentazione,  progettò  i  costumi  e  redasse  il  programma
                intellettuale.  Il  simbolismo  che  escogitò  per  gli  intermezzi

                fluttuava  sopra  le  teste  del  pubblico  come  nuvole  affollate  di
                divinità  attraverso  le  quali  egli  sviluppò  le  proprie  allegorie.

                Soltanto  qualcuno  molto  vicino  agli  Alterati,  o  un  filologo
                eccezionalmente  informato  avrebbe  potuto  comprendere  lo

                spettacolo, sebbene tutti i presenti poterono goderne. Anche la

                musica  risuonò  con  una  combinazione  di  elementi  colti  ed
                eruditi, poiché Bardi ne pensò parte sulla base dei principî sui

                quali il «grande genio», il suo amico Vincenzo Galilei, aveva
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                composto il lamento di Ugolino .
                    Buontalenti  progettò  le  scenografie,  il  sipario,  gli  sfondi  e
                anche  il  macchinario  necessario  per  sollevare  montagne  e

                diavoli  attraverso  delle  botole,  far  sí  che  le  nubi  affollate  di
                attori  fluttuassero  nell’aria  e  portassero  a  istantanei

                cambiamenti  di  luce  e  di  scena.  Un  centinaio  di  persone
                lavorarono  agli  argani,  alle  pulegge  e  ai  chilometri  di  funi

                utilizzati  durante  la  rappresentazione.  Questo,  tuttavia,  non
                costituiva  che  una  piccola  parte  dei  compiti  di  Buonamici:  il

                teatro negli Uffizi dovette essere ristrutturato, Palazzo Vecchio
                ampliato e risistemato, e i giardini di Palazzo Pitti completati e

                arredati con un palco temporaneo colmo d’acqua, che avrebbe
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                dovuto  ospitare  la  parodia  di  una  battaglia  navale .  Nel
                frattempo Bardi stava mettendo in scena i poemi composti da G.

                B.  Strozzi.  Questi  comprendevano  diversi  madrigali  per  il
                quarto intermezzo, con protagonista il Principe delle Tenebre:

                cominciava  con  l’apertura  di  una  botola  dalla  quale
                fuoriuscivano demoni vestiti con costumi di seta che sembrava

                pelle  di  serpente;  sotto  a  questi,  delle  anime  scoppiettavano
                nelle  fiamme.  Si  poteva  intravedere  l’infernale  nocchiero

                Caronte, cosí come Dante lo aveva descritto, e Lucifero, il cui
                busto  si  elevava  dalla  vita  in  su  dalla  distesa  ghiacciata  che

                imprigionava  il  resto  del  suo  corpo,  che  masticava  peccatori,
                come  Dante  aveva  previsto  per  il  menú.  Durante  l’azione,  i
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