Page 107 - Galileo. Scienziato e umanista.
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scontrosi peripatetici, tuttavia, né i felici dottori di Pisa, se mai
                ce n’era uno, fecero alcun cenno al proprio debito nei confronti

                di Galileo.
                    A  causa  delle  discrepanze  tra  il  resoconto  di  Viviani  delle

                avventure  del  suo  maestro  con  la  torre  e  con  la  lampada,  gli
                storici vanno cauti quando Viviani è il solo testimone. Alcuni si

                sono spinti fino ad affermare che egli si sia inventato le cose, e

                che Galileo fece quegli esperimenti solo nella propria testa                         110 .
                Cosí  facendo  si  è  esagerato  nell’altro  senso,  e  in  anni  recenti

                Galileo  è  stato  descritto  come  uno  sperimentatore  esemplare,
                pionieristico     111 .  Una  cosa  si  può  certamente  dire  a  proposito

                delle  storie  di  Viviani:  se  Galileo  fosse  salito  sulla  torre
                pendente e avesse lanciato giú pesi e guanti di sfida di fronte

                all’università riunita ai piedi della torre, avrebbe dovuto portare
                la toga. Le autorità insistevano che i professori indossassero le

                proprie  toghe  quando  si  trovavano  in  città  e  anche  quando
                lasciavano il proprio incarico all’università, a pena della multa

                sostanziosa di mezzo scudo. Galileo odiava a tal punto questa
                imposizione che scrisse un lungo e irriverente poema contro di

                essa. Il poema dice qualcosa delle sue ricerche e dei risultati da
                lui  ottenuti  all’età  di  25  anni.  Molte  vacche  sacre  sono  state

                macellate  dalla  sua  tagliente  ironia:  funzionari  dell’università,

                ecclesiastici, accademici, filosofi, idioti. E molte preoccupazioni
                giovanili lasciano il loro segno: sesso, vino, vestiti, soldi                   112 . La

                parodia di Galileo segue lo stile dei poemi svagati a carattere
                critico-satirico  di  Francesco  Berni,  che  morí  a  Firenze  molto

                prima  di  potersi  dispiacere  di  vedere  la  propria  intera  opera
                inserita  nell’Indice  dei  libri  proibiti.  Questo  non  impedí

                comunque  la  loro  pubblicazione,  e  Galileo  ne  aveva  un’alta
                opinione  a  causa  della  loro  ironia  e  iconoclastia.  Sebbene  il

                Capitolo  contro  il  portar  la  toga  di  Galileo  tragga  la  propria
                vivacità  dall’insofferenza  del  suo  autore  verso  la  regola  della

                toga  e  l’ordinaria  associazione  dell’abito  accademico  con  la
                pedanteria, il poema seguiva i suoi sonetti piú tediosi, in quanto
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