Page 52 - Piergiorgio Odifreddi - Hai vinto, Galileo! La vita, il pensiero, il dibattito su scienza e fede.
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di abbandonare le orbite circolari in favore di quelle

                ellittiche.

                     Per  concludere  la  sua  opera,  Keplero  doveva

                ancora risolvere il problema che aveva già affrontato

                nel  suo  primo  libro:  il  rapporto  fra  il  tempo  di


                rivoluzione di un pianeta e il raggio medio della sua

                orbita. Già all’epoca del Mistero cosmografico i dati

                mostravano che era un rapporto più che lineare, e in

                quel  libro  Keplero  aveva  congetturato  un  rapporto

                quadratico,  che  in  seguito  si  era  rivelato  soltanto

                un’approssimazione per eccesso. Occorreva dunque

                interpolare  qualcosa  fra  il  lineare  e  il  quadratico,

                come già era stato il caso per le orbite comprese fra il

                cerchio e l’ovale, e Keplero fece di nuovo appello alla


                metafisica, questa volta musicale.

                     L’armonia  del  mondo  ritornava,  come  dice  il

                titolo,  alla  teoria  pitagorica  esposta  da  Platone  nel

                Timeo,  con  un’innovazione  fondamentale:  mentre

                per  i  greci  la  musica  delle  sfere  era  monofonica,  e

                consisteva  di  scale  alle  quali  ciascun  pianeta

                contribuiva con una sola nota, per Keplero la musica

                divenne  polifonica,  e  consisteva  di  accordi  che

                risultavano dalle scale simultaneamente suonate dai


                vari  pianeti.  Studiando  i  rapporti  fra  le  lunghezze

                degli  archi  di  orbita  percorsi  da  un  pianeta  in  un

                giorno,  alla  massima  e  minima  distanza  dal  Sole

                (afelio  e  perielio),  egli  «scoprì»  una  perfetta






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