Page 49 - Piergiorgio Odifreddi - Hai vinto, Galileo! La vita, il pensiero, il dibattito su scienza e fede.
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distanze e tempi, e con un passaggio al limite
analogo a quello usato da Archimede per il calcolo
dell’area del cerchio scoprì che aree uguali vengono
percorse in tempi uguali, trovando così quella che
oggi si chiama la sua seconda legge.
Per spiegare la variazione di velocità dei pianeti
nelle loro orbite, Keplero ipotizzò che la causa
dovesse risiedere nel Sole: più precisamente,
nell’effetto di trascinamento determinato dal suo
moto di rotazione attorno a se stesso. Ma poiché la
Luna gira intorno alla Terra, e non al Sole, in una
lettera dell’11 ottobre 1605 all’amico David Fabricius
suggerì che la forza che muove i corpi celesti dovesse
essere universalmente distribuita:
Se si ponesse un sasso a qualche distanza dalla Terra e si
supponesse che entrambi fossero liberi da qualsiasi altro
moto, allora non solo il sasso correrebbe verso la Terra, ma
anche la Terra correrebbe verso il sasso.
Nel 1604 Keplero venne infine a capo dell’orbita
di Marte. Anzitutto, i dati sperimentali di Tycho gli
permisero di escludere che si trattasse di un cerchio:
se lo fosse stato, tre posizioni qualunque sarebbero
bastate a determinarlo, ma quelle del 31 ottobre
1590, 31 dicembre 1590 e 25 ottobre 1595 non
collimavano con le altre. Rappresentate graficamente
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