Page 43 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
P. 43
Questa seconda lettera di Galileo a Monsignor Dini, scritta
poco più di un mese dopo la precedente, fa riferimento alla
risposta data alla prima da parte del prelato, in data 7 marzo.
Nel corso della lettera Galileo accenna a un’opera cui sta
alacremente lavorando: si tratta del Dialogo sopra i due
massimi sistemi (l’estensione del titolo – tolemaico e
copernicano – a spiegare il contenuto del Dialogo è entrata
nell’uso senza che Galileo l’abbia voluta all’atto della
pubblicazione), stampato a Firenze solo nel 1632 con
imprimatur sia romano sia fiorentino.
Vi è esposta una conversazione che si protrae per quattro
giorni e ha per protagonisti tre personaggi parzialmente
immaginari, che incarnano la posizione dello scienziato
innovatore, quella del conservatore pedante e acriticamente
dipendente dall’autorità aristotelica e quella dell’uomo
mediamente colto e apparentemente neutrale, sensibile tuttavia
agli argomenti della logica, che punta sull’evidenza, piuttosto
che a quelli della retorica, che mira alla persuasione.
Nell’agosto dello stesso anno la vendita del libro venne
bloccata e nell’ottobre Galileo fu citato a Roma
dall’Inquisizione. A seguito del processo, nel giugno dell’anno
successivo il libro fu definitivamente proibito.
Nel proseguire della risposta al Dini, cui Galileo aveva
chiesto il favore di far leggere al matematico Cristoforo
Grienberger la sua lettera a Benedetto Castelli, la
puntualizzazione si riferisce a quanto era emerso da questo
contatto, riferito dal Dini nella lettera del 7 marzo: il
Grienberger avrebbe visto meglio che Galileo «avesse prima
fatto le sue dimostrazioni e poi entrato a parlare della
Scrittura» e che avesse presentato le sue argomentazioni come
«più plausibili che vere, poi che li fa paura qualch’altro luogo
43