Page 176 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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Quanto poi ad altri luoghi della Scrittura, che paiono
contrariare a questa posizione, io non ho dubbio che quando ella
fusse conosciuta per vera e dimostrata, quei medesimi teologi
che, mentre la reputan falsa, stimano tali luoghi incapaci di
esposizioni concordanti con quella, ne troverebbono
interpetrazioni molto ben congruenti, e massime quando
all’intelligenza delle Sacre Lettere aggiugnessero qualche
cognizione delle scienze astronomiche: e come di presente,
mentre la stimano falsa, gli par d’incontrar, nel leggere le
Scritture, solamente luoghi ad essa repugnanti, quando si
avessero formato altro concetto, ne incontrerebbero per
avventura altrettanti di concordi; e forse giudicherebbono che
Santa Chiesa molto acconciamente narrasse che Iddio collocò il
Sole nel centro del cielo e che quindi, col rigirarlo in sé stesso a
guisa d’una ruota, contribuisce gli ordinati corsi alla Luna ed
all’altre stelle erranti, mentre ella canta:
Cæli Deus sanctissime,
Qui lucidum centrum poli
Candore pingis igneo,
Augens decoro lumine;
Quarto die qui flammeam
Solis rotam constituens,
Lunæ ministras ordinem,
Vagosque cursus siderum.
Potrebbono dire, il nome di firmamento convenirsi molto
bene ad literam alla sfera stellata ed a tutto quello che è sopra le
conversioni de’ pianeti, che, secondo questa disposizione, è
totalmente fermo ed immobile. Così, movendosi la Terra
circolarmente, s’intenderebbono i suoi poli dove si legge: Nec
dum Terram fecerat, et flumina et cardines orbis Terræ; i quali
cardini paiono indarno attribuiti al globo terrestre, se egli sopra
non se gli deve raggirare.
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