Page 113 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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replica della Serenissima Arciduchessa.
Quanto alla prima domanda generica di Madama
Serenissima, parmi che prudentissimamente fusse proposto da
quella e conceduto e stabilito dalla P. V., non poter mai la
Scrittura Sacra mentire o errare, ma essere i suoi decreti
d’assoluta ed inviolabile verità. Solo avrei aggiunto, che, se
bene la Scrittura non può errare, potrebbe nondimeno talvolta
errare alcuno de’ suoi interpreti ed espositori, in varii modi: tra i
quali uno sarebbe gravissimo e frequentissimo, quando
volessero fermarsi sempre nel puro significato delle parole,
perché così vi apparirebbono non solo diverse contradizioni, ma
gravi eresie e bestemmie ancora; poi che sarebbe necessario
dare a Iddio e piedi e mani e occhi, e non meno affetti corporali
e umani, come d’ira, di pentimento, d’odio, e anco talvolta
l’obblivione delle cose passate e l’ignoranza delle future. Onde,
sì come nella Scrittura si trovano molte proposizioni le quali,
quanto al nudo senso delle parole, hanno aspetto diverso dal
vero, ma son poste in cotal guisa per accomodarsi all’incapacità
del vulgo, così per quei pochi che meritano d’esser separati
dalla plebe è necessario che i saggi espositori produchino i veri
sensi, e n’additino le ragioni particolari per che siano sotto
cotali parole stati profferiti.
Stante, dunque, che la Scrittura in molti luoghi è non
solamente capace, ma necessariamente bisognosa d’esposizioni
diverse dall’apparente significato delle parole, mi par che nelle
dispute naturali ella doverebbe esser riserbata nell’ultimo luogo:
perché, procedendo di pari dal Verbo divino la Scrittura Sacra e
la natura, quella come dettatura dello Spirito Santo, e questa
come osservantissima esecutrice de gli ordini di Dio; ed
essendo, di più, convenuto nelle Scritture, per accomodarsi
all’intendimento dell’universale, dir molte cose diverse, in
aspetto e quanto al significato delle parole, dal vero assoluto;
ma, all’incontro, essendo la natura inesorabile e immutabile e
nulla curante che le sue recondite ragioni e modi d’operare
sieno o non sieno esposti alla capacità de gli uomini, per lo che
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