Page 112 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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Molto Reverendo Padre e Signor mio
Osservandissimo,
Ieri mi fu a trovare il Sig. Niccolò Arrighetti, il quale mi
dette ragguaglio della P. V.: ond’io presi diletto infinito nel
sentir quello di che io non dubitavo punto, ciò è della satisfazion
grande che ella dava a tutto cotesto Studio, tanto a i
sopraintendenti di esso quanto a gli stessi lettori e a gli scolari di
tutte le nazioni; il qual applauso non aveva contro di lei
accresciuto il numero de gli emoli, come suole avvenir tra quelli
che sono simili d’esercizio, ma più presto l’aveva ristretto a
pochissimi; e questi pochi dovranno essi ancora quietarsi, se
non vorranno che tale emulazione, che suole anco tal volta
meritar titolo di virtù, degeneri e cangi nome in affetto
biasimevole e dannoso finalmente più a quelli che se ne vestono
che a nissun altro. Ma il sigillo di tutto il mio gusto fu il
sentirgli raccontar i ragionamenti ch’ella ebbe occasione, mercè
della somma benignità di coteste Altezze Serenissime, di
promuovere alla tavola loro e di continuar poi in camera di
Madama Serenissima, presenti pure il Gran Duca e la
Serenissima Arciduchessa, e gl’Illustrissimi ed Eccellentissimi
Signori D. Antonio e D. Paolo Giordano ed alcuni di cotesti
molto Eccellenti flosofi. E che maggior favore può ella
desiderare, che il veder Loro Altezze medesime prender
satisfazione di discorrer seco, di promuovergli dubbii, di
ascoltarne le soluzioni, e finalmente di restar appagate delle
risposte della Paternità Vostra?
I particolari che ella disse, referitimi dal Sig. Arrighetti,
m’hanno dato occasione di tornar a considerare alcune cose in
generale circa ’l portar la Scrittura Sacra in dispute di
conclusioni naturali, ed alcun’altre in particolare sopra ’l luogo
di Giosuè, propostoli, in contradizione della mobilità della Terra
e stabilità del Sole, dalla Gran Duchessa Madre, con qualche
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