Page 484 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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desse, le medesime linee essersi disseparate non solamente sino
all’equidistanza, cioè sino all’esser parallele, ma aver trapassato oltre al
termine, ed essersi allargate più ad alto che a basso, allora bisogna
risolutamente concludere, le osservazioni essere state fatte con meno
accuratezza, ed in somma essere errate, come quelle che ci conducono ad
un manifesto impossibile. Bisogna poi che voi mi crediate, e
supponghiate per cosa verissima, che due linee rette che si partono da
due punti segnati sopra un’altra retta, allora son più larghe in alto che a
basso, quando gli angoli compresi dentro di esse sopra quella retta son
maggiori di due angoli retti; e quando questi fussero eguali a due retti,
esse linee sarebbero parallele; ma se fussero minori di due retti, le linee
sarebbero concorrenti, e prolungate serrerebbero il triangolo
indubitabilmente.
SIMP. Io, senza prestarvi fede, ne ho scienza, e non son tanto nudo di
geometria, ch’io non sappia una proposizione che mille volte ho avuto
occasione di leggere in Aristotile, cioè che i tre angoli d’ogni triangolo
sono eguali a due retti: talché, s’io piglio nella mia figura il triangolo
ABE, posto che la linea EA fusse retta, comprendo benissimo come i
suoi tre angoli A, E, B sono eguali a due retti, e che in conseguenza li
due soli E, A son minori di due retti tanto quanto è l’angolo B; onde
allargando le linee AB, EB (ritenendole però ferme ne’ punti A, E) sin
che l’angolo contenuto da esse verso le parti B svanisca, li due da basso
resteranno eguali a due retti, ed esse linee saranno ridotte all’esser
parallele; e se si seguitasse di slargarle più, gli angoli a i punti E, A
diverrebbero maggiori di due retti.
SALV. Voi sete un Archimede, e mi avete liberato dallo spender più
parole in dichiararvi, come tuttavolta che da i calcoli si cavasse li due
angoli A, E esser maggiori di due retti, l’osservazioni senz’altro vengono
ad essere errate. Quest’è quel tanto ch’io desideravo che voi capiste
perfettamente, e ch’io dubitavo di non aver a poter dichiarar in modo che
un puro filosofo peripatetico ne acquistasse sicura intelligenza. Ora
seguitiamo quel che resta. E ripigliando quello che poco fa mi
concedeste, cioè che, non potendo esser la stella nuova in più luoghi, ma
in un solo, tuttavoltaché i calcoli fatti sopra le osservazioni di questi
astronomi non ce la rendono nel medesimo luogo, è forza che sia errore
nelle osservazioni, cioè o nel prender l’altezze polari, o nel prender
l’elevazioni della stella, o nell’una e nell’altra operazione; ora, perché
nelle molte indagini, fatte con le combinazioni a due a due
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