Page 301 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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passare al quarto, nel quale converrà che ci trattenghiamo assai, per esser
fondato sopra quella esperienza dalla quale prende poi forza la maggior
parte degli argomenti che restano. Dice dunque Aristotile, argomento
certissimo dell’immobilità della Terra essere il veder noi i proietti in alto
a perpendicolo ritornar per l’istessa linea nel medesimo luogo di dove
furon tirati, e questo, quando bene il movimento fusse altissimo; il che
non potrebbe accadere quando la Terra si movesse, perché nel tempo che
’l proietto si muove in su e ’n giù, separato dalla Terra, il luogo dove
ebbe principio il moto del proietto scorrerebbe, mercè del rivolgimento
della Terra, per lungo tratto verso levante, e per tanto spazio, nel cadere,
il proietto percuoterebbe in Terra lontano dal detto luogo: sì che qui
s’accomoda l’argomento della palla tirata in su coll’artiglieria, sì ancora
l’altro usato da Aristotile e da Tolomeo, del vedere i gravi cadenti da
grandi altezze venir per linea retta e perpendicolare alla superficie
terrestre. Ora, per cominciar a sviluppar questi nodi, domando al Sig.
Simplicio, quando altri negasse a Tolomeo e ad Aristotile che i gravi nel
cader liberamente da alto venissero per linea retta e perpendicolare, cioè
diretta al centro, con qual mezo lo proverebbero.
SIMP. Col mezo del senso, il quale ci assicura che quella torre è diritta e
perpendicolare, e ci mostra quella pietra nel cadere venirla radendo,
senza piegar pur un capello da questa o da quella parte, e percuotere al
piede giusto sotto ’l luogo donde fu lasciata.
SALV. Ma quando per fortuna il globo terrestre si movesse in giro, ed in
conseguenza portasse seco la torre ancora, e che ad ogni modo si vedesse
la pietra nel cadere venir radendo il filo della torre, qual bisognerebbe
che fusse il suo movimento?
SIMP. Bisognerebbe in questo caso dir più tosto «i suoi movimenti»,
perché uno sarebbe quello col quale verrebbe da alto a basso, e un altro
converrebbe ch’ella n’avesse per seguire il corso della torre.
SALV. Sarebbe dunque il moto suo un composto di due, cioè di quello col
quale ella misura la torre, e dell’altro col quale ella la segue: dal qual
composto ne risulterebbe che ’l sasso descriverebbe non più quella
semplice linea retta e perpendicolare, ma una trasversale, e forse non
retta.
SIMP. Del non retta non lo so; ma intendo bene che di necessità sarebbe
trasversale, e differente dall’altra retta perpendicolare, che ella descrisse
stando la Terra immobile.
SALV. Adunque dal solamente vedere la pietra cadente rader la torre, voi
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