Page 961 - Dizionario di Filosofia
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inoppugnabile,  in  quanto  li  autorizza  a  sostenere  l’impossibilità  dell’errore.  Lo

          straniero prova invece che il non essere esiste, dal momento che ogni idea « è » se
          stessa  e  «  non  è  »  le  altre  e  mette  in  chiaro  che  tale  alterità  non  è  il  contrario
          dell’essere.  L’errore  e  l’illusione  sono  possibili,  perché  il  non  essere  si  mescola
          all’essere nei nostri pensieri e nei discorsi che li esprimono, e il sofista è appunto
          colui che a caso pensa come essere il non essere e viceversa.
          Il Sofista rappresenta uno dei punti più alti della speculazione platonica, impegnata

          nel diffìcile compito di superare l’astratto eleatismo della prima impostazione della
          dottrina delle idee e di introdurre nel mondo dell’essere la negatività e il movimento.
          Sommario di pedagogia come scienza filosofica, opera di Giovanni Gentile (1912).
          Si articola in due volumi, uno di « Pedagogia generale » e uno di « Didattica ». Il
          primo  è  essenzialmente  dedicato  alla  dimostrazione  della  identità  di  pedagogia  e

          filosofia.  La  realtà  si  risolve  tutta  nell’atto  dello  spirito  e  la  filosofia  è
          l’autoconsapevolezza  dell’atto.  La  pedagogia,  scienza  dell’educazione,  e  cioè  del
          processo  di  formazione  dell’uomo,  non  è  perciò  in  concreto  distinguibile  dalla
          filosofia: sono due nomi che designano la medesima scienza dell’assoluto che si fa,
          in  un  processo  di  libera  creazione  di  se  stesso.  I  problemi  classici  del  nesso  fra
          autorità e libertà, della funzionalità delle metodiche e delle tecniche, del rapporto fra

          educazione positiva e negativa, dell’utilità dei premi e dei castighi, ecc. trovano la
          loro  soluzione  nel  concetto  dell’educazione  come  «  sintesi a  priori  »  di  due
          momenti,  il maestro  e  lo  scolaro,  solo  astrattamente  distinguibili.  Nel  secondo
          volume  viene  operata  da  un  lato  la  riduzione  della  didattica  alla  pedagogia  e
          dall’altro viene dimostrato che le varie didattiche speciali (dell’arte, della religione,
          della  filosofìa)  sono  sistemi  di  precetti  empirici,  destinati  a  essere  dimenticati  e
          ricreati nel fervore dell’attività educativa del vero maestro.

          Spaccio de la bestia trionfante, opera di G. Bruno, pubblicata nel 1584. Consta di
          tre  dialoghi  preceduti  da  una  lettera  esplicatoria,  nella  quale  l’autore  presenta
          l’opera  come  la  traccia  provvisoria  di  un  sistema  morale  da  elaborare  più
          compiutamente  in  futuro.  Il  discorso  filosofico  è  condotto  sotto  la  copertura
          abbastanza trasparente di una favola mitologica. Nel giorno in cui si celebra in cielo

          la festa della Gigantomachia (il mito adombra, secondo il Bruno, la lotta dell’anima
          contro le passioni) Giove, che simboleggia l’umanità, decide di porre in atto il suo
          antico proposito di « dare lo spaccio » alla bestia trionfante, cioè di liquidare « gli
          vizi che predominano e sogliono conculcare la parte divina dell’uomo ».  Pertanto
          chiama in cielo le virtù a prendere il posto degli dei e degli animali dimoranti nelle
          diverse  costellazioni  e  in  tal  modo  vengono  a  distinguersi,  secondo  uno  schema
          platonizzante, un mondo in cui tutto è pienamente realizzato e un altro al quale le

          cose rifulgenti in cielo giungono solo come lontani bagliori.
          Spirito (Lo) [De l’esprit], opera di Helvétius, composta di quattro discorsi (1758).
          Nel primo discorso l’uomo viene presentato come un essere vivente non diverso per
          qualità  dagli  altri  animali,  rispetto  ai  quali  vanta  solo  una  organizzazione  più

          complessa. Le sue sole fonti di conoscenza sono i sensi e il solo movente delle sue
          azioni sono i bisogni. Il secondo discorso mostra come per opera delle leggi e del
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