Page 964 - Dizionario di Filosofia
P. 964
Tao-te-ching (Libro del Tao e della sua virtû), scritto filosofico cinese, risalente,
secondo una tradizione messa in dubbio da alcuni studiosi, al VI sec. a.C. e attribuito
a Lao-tzû. Il testo, di non grande estensione (comprende circa 2.250 ideogrammi), è
scritto in un linguaggio conciso e difficile, di notevoli pregi letterari. Vi è esposta la
dottrina del Tao e della sua azione nell’universo.
Teoria e storia della storiografia, opera di B. Croce, pubblicata prima in tedesco
nel 1915 e poi in italiano nel 1917. L’autore la presenta come quarta parte della
Filosofia dello spirito, non nel senso che essa costituisca una nuova parte
sistematica di questa, ma nel senso che la trattazione del problema della
comprensione storiografica è da vedere come il punto di arrivo di tutte le sue
indagini precedenti. Poiché è evidente che solo un interesse della vita presente ci
può muovere a indagare un fatto passato, ogni storia è « storia contemporanea ».
Quando manchi questo interesse attuale, ci si volge al passato solo con l’intento
pratico di conservarne i segni o « documenti », e allora si costruiscono le cronache:
storia è la storia « contemporanea », cronaca è la storia « passata ». Il giudizio
storico è sempre sintesi di particolare e di universale e la storiografia rettamente
intesa non può mai essere perciò storia universale, se con questa ambigua
espressione si allude a una costruzione che presuma di poter prescindere dalla
concretezza dei fatti accertati. La storia è opera dell’individuo, ma il limite della
storiografia cosiddetta prammatica sta nel dimenticare che l’individuo ha senso solo
come « istituzione » dell’universale: l’esigenza fondamentale che sta alla base
dell’idealismo moderno è che l’individuo da un lato e l’Idea (o Ragione, o
Provvidenza) dall’altro coincidano senza residui. La seconda parte è costituita da
una storia della storiografia, dal mondo greco al primo Novecento. L’opera
rappresenta una tappa fondamentale dello sviluppo della filosofia crociana nella
direzione dello « storicismo assoluto ».
Teoria generale dello spirito come atto puro (LA), opera di Giovanni Gentile,
pubblicata nel 1916 e considerata il testo fondamentale dell’attualismo*. Se si
liberano Berkeley e Kant dai residui di naturalismo e di realismo dogmatico ancora
presenti nella loro gnoseologia, si giunge alla conclusione che la realtà è atto dello
spirito e che essa si risolve tutta nel processo del pensiero pensante. Spazio, tempo,
natura fisica e mondo storico sono nella loro concretezza momenti dell’autocreazione
(autoctisi) dell’Io assoluto, il quale vive e si svolge nella molteplicità delle
persone. Il passato è reale solo nella coscienza che attualmente lo rivive e la storia
della filosofia si risolve tutta nell’attualità del filosofare. L’atto d’altra parte non è
immediatezza irrelata: la sua unità è dialettica e si realizza nei tre momenti dell’arte
(astratta coscienza di sé), della religione e della scienza (astratta posizione
dell’oggetto come indipendente dal pensiero), e della filosofia, sintesi perennemente
rinnovantesi di quelle opposte astrazioni, assoluta concretezza nella quale la realtà
conosce se stessa autoproducendosi.
Teosofia, opera di A. Rosmini, pubblicata postuma (1859-1874) in cinque volumi,
gli ultimi due dei quali messi insieme dagli editori sulla base di frammenti di scritti