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religiosa e letteraria puramente orale, furono trasmessi a voce, con straordinaria
fedeltà, sino ad epoca relativamente tarda (anche fino all’XI sec.); la loro recitazione,
secondo una particolare salmodia, è ancora parte del culto induistico. L’arcaicità del
linguaggio e l’oscurità del testo fecero sorgere sin da epoca antica un gran numero di
commenti alle varie parti del Veda. Lo studio della letteratura vedica, riservato ai
membri delle tre caste superiori, comporta tradizionalmente anche l’acquisizione
delle discipline sussidiarie del Vedānga, cioè tecnica sacrificale, grammatica,
etimologia, astrologia, ecc.
Yi-ching, uno dei cinque libri canonici o classici cinesi, riconosciuti sia dai
confucianisti sia dai taoisti. Nei secc. XI e XIII i filosofi dell’epoca Sung ne fecero la
base delle loro speculazioni metafisiche. L’Yi-ching è essenzialmente un manuale di
divinazione costituito da una serie di 64 esagrammi: ciascun esagramma ha una sua
particolare denominazione ed è accompagnato da un breve testo esplicativo. All’Yi-
ching furono successivamente aggiunte delle appendici: la più importante è lo Hsi
ts’en ove compaiono, per la prima volta, con significato filosofico, le nozioni di yin
e di yang che costituiscono categorie essenziali del pensiero cinese antico.