Page 967 - Dizionario di Filosofia
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dell’opera  «  è  infallibile,  immutabile,  incorruttibile.  Essa  deve  essere  sempre  la
          padrona. Dio stesso la segue ». E, come Dio, anche gli uomini devono conformare la
          loro condotta alle sue regole, se vogliono sperare nella felicità eterna.
          Trattato del sublime (Perì hýpsus), trattatello lacunoso sul sublime nella poesia,

          attribuito per lungo tempo a Longino, pubblicato per la prima volta da F. Robortello
          nel  1554.  Solo  agli  inizi  del XIX  sec.  un  più  attento  studio  della  tradizione
          manoscritta  ha  fatto  cadere  l’attribuzione  e  l’autore  del  trattato  viene  ora
          abitualmente indicato come l’Anonimo « del sublime » o pseudo-Longino. In esso,
          con  abbondante  e  felice  citazione  di  testi,  viene  mostrato  che  la  grandezza  della
          poesia  non  sta  nell’ossequenza  a  una  precettistica,  ma  nella  elevatezza  delle
          concezioni, nella profondità delle passioni, nelle intuizioni fantastiche e nella vigoria

          dello stile. L’arte somma, pertanto, muove dalle forze irrazionali dell’anima, dalla
          sua particolare sensibilità e potenza affettiva.
          Trattato  sulla  natura  umana  (Treatise  of  Human  Nature),  opera  di  D.  Hume
          (1739). Alla pubblicazione, l’opera ebbe scarso successo e Hume, attribuendone la

          colpa alla forma sistematica di essa, riespose le idee in essa contenute in più agili
          saggi  successivi.  Il Trattato  è  tuttavia  considerato  il  capolavoro  del  filosofo
          scozzese.  Dei  tre  libri  dell’opera,  il  primo  contiene  la  gnoseologia,  con  la  tesi
          fondamentale delle « impressioni » come fonte di tutte le conoscenze e con la celebre
          critica alle nozioni di sostanza materiale e spirituale e al principio di causalità; il
          secondo è dedicato all’analisi delle passioni e del sentimento della simpatia e alla
          dimostrazione  dell’indipendenza  dalla  ragione  del  mondo  praticoistintivo;  il  terzo
          infine fonda sulla simpatia tutta la vita morale. Nel Trattato emergono gli aspetti più

          caratteristici  del  pensiero  di  Hume:  l’avversione  al  razionalismo  metafisico,  la
          fiducia  nell’esperienza,  la  consapevolezza  dell’importanza  delle  componenti
          istintive della natura umana.

          Tre dialoghi fra Hylas e Philonus (Three dialogues between Hylas and Philonous),
          opera di G. Berkeley (1713), in cui l’autore adotta la forma dialogica per proporre
          in  modo  più  convincente  le  tesi  del  suo Trattato  sui  principi  della  conoscenza
          umana. I nomi rivelano in trasparenza le parti assegnate ai due antagonisti: Hylas è il
          materialista  e  Philonus,  l’«  amico  dello  spirito  »,  è  lo  spiritualista,  vale  a  dire
          Berkeley stesso. Nel primo dialogo Hylas è costretto a riconoscere che non c’è una
          differenza  concettualmente  apprezzabile  fra  qualità  primarie  e  secondarie  e  che
          quella che viene chiamata materia si risolve in una collezione di idee pensate da una

          mente. Nel secondo Philonus, dopo aver confutato la gnoseologia materialistica di
          Hylas, dimostra che, se non si vuole far vanificare la realtà in apparenza e sogno,
          bisogna supporre una mente suprema come « luogo » di tutte le possibili idee. Nel
          terzo infine, a difesa della paradossalità solo apparente dell’idealismo soggettivo,
          Philonus  mette  in  luce  le  aporie  insormontabili  dell’oggettivismo  materialistico,

          facendo anche vedere come esso debba necessariamente sfociare nello scetticismo e
          nell’ateismo. Berkeley può così concludere trionfalmente che le esigenze del senso
          comune sono soddisfatte solo dal soggettivismo spiritualistico.
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