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sulla storia universale di Bossuet. Voltaire si rifiuta di riconoscere, negli
avvenimenti, qualsiasi disegno della provvidenza. Egli descrive i progressi compiuti
dall’umanità, dai tempi di Carlo Magno a quelli di Luigi XIII, per opera soprattutto
degli spiriti superiori, e nonostante gli ostacoli frapposti dal caso, dalla follia
umana, dal fanatismo. Il quadro del medioevo che ne risulta è francamente negativo.
Caratteristica di quest’opera, che riprende e allarga l’impostazione del Secolo di
Luigi XIV, è l’inserimento, nel quadro della storia universale, anche delle civiltà
dell’India, della Cina e del Giappone.
Saggio sui dati immediati della coscienza (Essai sur les données immédiates de la
conscience), opera di H. Bergson (1889). La disputa fra deterministi e sostenitori
della libertà dell’uomo è una conseguenza del tentativo di cogliere la vita della
coscienza con gli schemi usualmente applicati al mondo esterno. In realtà i fenomeni
psichici non hanno una diversa « intensità » e quello che si misura quantitativamente
è se mai l’oggetto con il quale li si ritiene connessi. Anche la molteplicità degli stati
di coscienza non è, a guardar bene, una « molteplicità numerabile »: essi sono
immersi nella « fluida corrente » della vita interiore e solo l’attività astraente
dell’intelletto e l’uso del linguaggio trasformano questo continuum in una
molteplicità di stati distinti. La riduzione della durata* al tempo omogeneo della
scienza deforma quella che è una successione di stati diversi per qualità e
profondamente interconnessi. La psicologia così fondata non ha per oggetto l’io
reale, ma solo una sua rappresentazione simbolica, costruita a immagine del mondo
fisico. In realtà non si può dire che l’anima è « determinata » da una passione, se si
considera che quella passione, quando è abbastanza forte, « è tutta l’anima ». In
questo senso l’io è libero, dal momento che è mosso solo dalla propria autonoma
vitalità. Quando invece l’io è condizionato da sentimenti e da idee sedimentati e non
coinvolti nel flusso della sua vita reale, allora si può parlare di determinazione,
intendendo con ciò il sovrapporsi di un « io parassitario » all’« io fondamentale ».
Saggio sull’intelletto umano (Essay Concerning Human Understanding), opera di
Locke (1690). Nessuna questione teorica o pratica può essere legittimamente
affrontata, senza aver prima stabilito le capacità e i limiti della mente umana. Tutti i
nostri contenuti mentali (idee) derivano dall’esperienza, antecedentemente alla quale
la mente è vuota (tabula rasa); l’esperienza può essere esterna (sensazione) o
interna (riflessione). Non esistono « idee innate »: tali conoscenze privilegiate
dovrebbero essere presenti in ogni mente, comprese quelle dei bambini, dei selvaggi
e degli idioti, il che non trova conferma nella realtà (1. I). Le idee possono essere
semplici o complesse: le prime derivano direttamente dall’esperienza, le seconde
sono la risultante dell’unificazione di varie idee semplici operata dall’intelletto. Le
idee complesse si formano secondo le categorie fondamentali della sostanza, del
modo e della relazione. Le sostanze sono combinazioni stabili di alcune idee
semplici: l’esistenza, verosimile, di un sostrato oggettivo, fondamento di tale
stabilità, non può essere affermata sul piano critico, cadendo per definizione tale
sostrato fuori della nostra esperienza possibile (1. II). Diverse dalle idee complesse
sono le idee astratte o generali, che hanno funzione riassuntiva e classificatoria