Page 951 - Dizionario di Filosofia
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accostare  più  direttamente  l’evoluzione  del  pensiero  dell’autore,  mentre  la
          precedente  raccoglieva  gli  appunti  di  Gramsci  secondo  l’argomento  trattato,
          staccandoli quindi dal contesto entro cui erano stati pensati e redatti.
          Ragionamenti  di  Alain  (Propos  d’Alain),  saggi  del  filosofo  francese  Alain,

          pubblicati  dapprima,  a  partire  dal  1906,  sotto  la  forma  di  brevi  articoli,  nella
          Dépêche de Rouen  e  quindi  raccolti  in  numerosi  volumi  apparsi  in  tempi  diversi
          (1908-1919). In queste brevi pagine, in cui l’autore dà il meglio delle sue capacità di
          saggista  e  di  moralista,  caratterizzate  dall’asistematicità  dell’ispirazione  talora
          apparentemente divagante, sono in realtà affrontati con grande tensione individuale e
          finezza  di  osservazione  sia  i  temi  contingenti  della  vita  quotidiana  sia  i  grandi
          problemi della cultura, dell’arte, della politica, ecc. del tempo.  Grande fu la loro

          fortuna e l’influenza sugli intellettuali francesi nel periodo tra le due guerre mondiali.
          Regulae ad directionem ingenü (Regole per la direzione dello spirito), opera di
          Cartesio, scritta nel 1628 e pubblicata postuma nel 1701. Lo scritto anticipa le norme
          di  procedimento  intellettuale  incluse  più  tardi  nel Discorso sul metodo*:  per  es.,

          prescrive  di  non  fare  congetture  avventate,  di  non  fidarsi  delle  opinioni  altrui,  di
          arrendersi solo all’evidenza assoluta, di procedere dal semplice al complesso, di
          considerare in una rassegna minuziosa e completa tutti gli elementi di una questione,
          di aiutare la mente con rappresentazioni schematiche, con figure e con formule, ecc.
          Le  ventun  regole  illustrate  nell’opera,  e  specialmente  le  ultime  della  serie,
          costituiscono una conferma del valore privilegiato attribuito da Cartesio al metodo
          matematico.

          Repubblica (LA) O Della giustizia, dialogo di Platone, in dodici libri, raccontato da
          Socrate.  Il  dialogo  si  svolge  al  Pireo,  in  casa  del  vecchio  Cefalo,  e  ha  come
          interlocutori  principali,  oltre  a  Socrate,  Polemarco,  il  sofista  Trasimaco  di
          Calcedonia, Glaucone e Adimanto. Dal problema iniziale dell’essenza della giustizia

          si passa a quello dell’origine e della natura dello Stato. Nello Stato ideale esistono
          tre  classi  di  cittadini:  i  magistrati  o  reggitori,  i  guerrieri  e  i  produttori.  Esse
          corrispondono alle tre anime dell’individuo e sono governate dalle stesse virtù, vale
          a  dire  rispettivamente  dalla  sapienza,  dalla  fortezza  e  dalla  temperanza.  Virtù
          suprema è la giustizia, in forza della quale classi e individui adempiono al compito
          loro proprio, senza usurpare le attribuzioni altrui.  La convivenza ordinata esige il
          superamento  degli  egoismi:  le  donne,  i  figli  e  i  beni  delle  due  classi  superiori
          devono quindi essere messi in comune. La direzione dello Stato spetta ai filosofi, ai

          quali  deve  essere  impartita  una  speciale  educazione.  Dopo  un’analisi  delle  forme
          storiche dello Stato e delle varie possibili degenerazioni dei modi di reggimento e
          dopo la celebre condanna dell’arte (i poeti devono essere espulsi dalla repubblica),
          il dialogo si chiude con il mito di Er Armenio, del guerriero cioè tornato in vita dopo
          la morte, il quale ha visto come nei luoghi d’oltretomba le anime dei giusti vengano

          premiate e come le altre siano dopo il giudizio avviate a nuove sorti.  Le tesi più
          ardite  della Repubblica,  in  particolare  quella  della  comunanza  delle  donne  e  dei
          beni, furono criticate da Aristotele nella Politica*. Il libro VII del dialogo, dedicato
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