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morale  a  Pavia  (1950-1954)  e  quindi  a  Firenze.  Professò  un  empirismo*  logico

          arricchito della problematica concreta derivata dalla assidua meditazione su Marx e
          su  J.  Dewey.  Opere  principali: Fenomenologia  del  valore  (1942), Linguaggio
          comune  e  linguaggi  scientifici  (1953), Praxis  ed  empirismo  (1957), Retorica  e
          logica (1968).

          PRIESTLEY (Joseph), chimico, filosofo e teologo inglese (Fieldhead, presso Leeds,
          1733 - Northumberland, Pennsylvania, 1804). Compì studi in seminario, ma si staccò
          presto dalla religione ufficiale, esponendo le sue opinioni eterodosse nell’opera La
          dottrina  della  Scrittura  sulla  remissione.  Nel  1762  pubblicò  la Teoria  del
          linguaggio  e  linguaggio  universale,  nel  1765  fu  laureato  dottore  in  legge  a
          Edimburgo.  Il  suo  interesse  per  la  scienza  e  la  filosofia  lo  indusse  a  frequentare
          Franklin,  che  lo  incoraggiò  a  pubblicare Storia  e  stato  attuale  dell’elettricità
          (1767);  l’opera  gli  procurò  la  nomina  a  membro  della  Royal  Society.  Priestley,

          prima  calvinista,  abbracciò  in  seguito  la  dottrina  di  Arminius,  e  infine  divenne
          sociniano.  Accolse  con  entusiasmo  la  Rivoluzione  francese  e  venne  nominato
          cittadino francese e membro dell’Assemblea nazionale. Fatto segno all’avversione
          del governo e a una vera e propria persecuzione, vistisi distruggere libri, manoscritti
          e  strumenti  scientifici,  si  imbarcò  per  l’America  nel  1794.  A  Filadelfia  venne

          colmato di onori. Si ritirò in una fattoria isolata dove visse tranquillamente il resto
          dei  suoi  giorni  sotto  la  protezione  di  Jefferson.  Priestley  fu  soprattutto  un  grande
          chimico e compì ricerche fondamentali sui gas.
          Materialista in filosofia, accolse e fece propri, cercando di fondarli su di una base
          anatomico-fisiologica, i principi dell’associazionismo psicologico di Hartley.
          Bibliogr.: Writings on philosophy, science and politics, a cura di J. A. Passmore,

          Nuova York-Londra 1965; Joseph Priestley: selections from his writings, a cura di
          V.  1.  Brown,  Pennsylvania  1962;  su  P.:  J.  Corry, Life  of  Priestley,  Birmingham
          1804;  D.  H.  Peacock, Joseph Priestley,  Londra  1920;  J.  G.  Gillam, The crucible.
          The  story  of  Joseph  Priestley,  Londra  1954;  F.  W.  Gibbs, Joseph  Priestley:
          adventurer in science and champion of truth, Londra 1965.

          PRIMALITÀ. Secondo Campanella, ciascuno dei tre principi costitutivi dell’essere, e
          cioè  la potenza,  la sapienza e l’amore.  Essi  sono  partecipati  all’infinito  solo  da
          Dio, mentre appaiono nelle creature nelle forme contrarie di impotenza, insipienza e
          odio.
          PRIMARIO.  Fin  dall’atomismo  greco  sono  chiamate  qualità  primarie  le  qualità

          oggettive,  esistenti  cioè  realmente  nelle  cose  (per  es.  l’estensione,  la  forma,  il
          movimento,  ecc.),  in  opposizione  alle  secondarie,  che  esisterebbero  invece  solo
          come modificazioni del soggetto conoscitore (per es. il colore, il sapore, l’odore,
          ecc.). La distinzione, accolta fra gli altri da Galileo, Hobbes, Locke, Cartesio, e fatta
          oggetto di una celebre critica da parte del Berkeley, è stata ripresa da Husserl.

          PRIMATO della ragion pratica. Nel pensiero di Kant la condizione privilegiata della
          ragion  pratica,  in  quanto  essa  raggiunge  la  certezza  della  realtà  soprasensibile,
          sopravanzando in tal modo i limiti della ragion pura nel suo uso teoretico.
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