Page 14 - Dizionario di Filosofia
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referenze di Heidegger alla situazione politica tedesca.

                Nel  suo  fondo  Heidegger  finisce  per  rivalutare  la  metafisica,  ma  la  sua
          metafisica non è qualcosa di schematizzato, quanto un irrompere dell’esser in sé che
          spezza ciò che esiste nel mondo. Il rifiuto heideggeriano dell’esistenza banale apre
          una lontananza ontologica che ci esclude per cui l’uomo di fronte al nulla ha bisogno
          di lottare per la conquista di un mondo sempre riperduto.
                In Italia le posizioni esistenzialistiche, come ha notato Garin, furono interpretate

          da Nicola Abbagnano e Enzo Paci come espressione di una crisi e come una critica
          all’idealismo.  In  questo  senso  l’esistenzialismo  si  poneva  contro  l’ottimismo
          idealistico e cercava di trasformarsi da negativo in positivo. Questo programma fu
          per un certo tempo seguito da vari studiosi. Era chiaro che l’esistenzialismo doveva
          trovare  una  base  umanistica  e  contrapporre  al  nichilismo  il  significato  positivo
          dell’uomo.  Le  vicende  dell’esistenzialismo  in  Italia  sono  state  ben  raccontate  da
          Antonio Santucci nel libro Esistenzialismo e filosofia italiana (1959).

                Abbagnano nel suo complesso sviluppo filosofico trasfigura l’esistenzialismo e
          pone in rilievo sempre di più il concetto di possibilità e di scientificità. Paci accetta
          sempre  il  concetto  di  possibilità  (e  di  modalità  di  tutte  le  categorie),  ma  poi
          trasforma l’esistenzialismo in una filosofia delle relazioni che corregga i limiti e le
          confusioni isolazionistiche e romantiche. In questo programma, che vorrebbe essere
          anche scientifico, Paci risale a Husserl in modo da trasformare la fenomenologia in

          un’enciclopedia  delle  scienze  e  dell’uomo.  Dal  relazionismo  si  passa  poi  al
          problema dei rapporti col marxismo e a quelli posti da Merleau-Ponty (1908-1961)
          e  da  Sartre.  Per  questo  si  può  vedere  il  libro  di  Paci Funzione  delle  scienze  e
          significato  dell’uomo  che  nella  terza  parte  riguarda  oltre  che  Lukács  anche  le
          critiche e le accettazioni parziali della problematica marxista francese.
                L’incontro  tra  esistenzialismo  e  marxismo  deve  essere  riportato  però  come
          fenomeno macroscopico a  Jean-Paul  Sartre (1905) e in modo particolare alle due

          opere L’essere e il nulla (1943) e Critica della ragione dialettica (1960). Mentre
          la prima opera rimane in un certo senso ontologica in quanto pura opposizione tra
          negatività ed essere, la seconda imposta alcuni problemi dialettici fondamentali che
          riguardano l’inerzia e la negatività, la praxis in tutte le sue forme, il lavoro, i gruppi
          e  la  loro  totalizzazione.  A  modo  suo  Sartre  pone  il  tema  di  un’antropologia

          strutturale.
                L’importante è che si superi la posizione di Heidegger per cui viene perduto il
          soggetto umano. Husserl vedeva in Essere e tempo la mancanza del soggetto inteso
          fenomenologicamente. Questo non voleva dire, come talvolta si crede, che Husserl
          pensasse  al  soggetto  idealistico,  ma  che  egli rivendicava  la  posizione  dell’uomo
          nella teleologia della storia e nella funzione che tutte le scienze debbono avere in
          rapporto a tale teleologia e in rapporto al significato dell’umanità. Queste posizioni
          che  da  un  lato  collegano  l’esistenzialismo  a  Husserl  e  dall’altro  spingono  la

          fenomenologia verso una posizione socialista e in senso aperto marxista, sono tuttora
          in corso e rivelano sia eventuali punti oscuri per alcuni da correggere, per altri da
          criticare  decisamente,  sia  nuove  speranze  e  direzioni  che  però  devono  essere
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