Page 64 - Storia della filosofia moderna. Da Niccolò Cusano a Galileo Galilei.
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sciupafemmine.  Citando  Boccaccio,  era  solito  dire:  «Meglio
                fare e pentirsi, che non fare e pentirsi lo stesso».  Ebbe  molte

                amanti, tra cui la Riccia, la Maliscotta e la Barbara Raffacani
                Salutati. E, sempre in tema di sesso, ecco alcuni versi tratti dal

                suo poema l’Asino d’oro.
                          …a lei mi accostai
                       stendendo fra lenzuol la fredda mano.
                       E come poi le sue membra toccai
                       un dolce sì soave al cor mi venne
                       quand’io credo non gustar giammai.
                       Non in un loco la man si ritenne,
                       ma, discorrendo tutte le membra sue,
                       la smarrita virtù tosto rinvenne.
                       Insomma, non si deve credere che fosse unicamente dedito
                al suo lavoro di studioso e di scrittore. Gli piaceva anche fare il
                perdigiorno, «uccellare» con le donne e «ingaglioffirsi» con gli

                uomini.  Questi  due  verbi  facevano  parte  del  suo  modo  di

                parlare.
                       Ecco qui di seguito una giornata del Machiavelli raccontata

                da  lui  medesimo  in  una  lettera  inviata  a  Francesco  Vettori,
                ambasciatore fiorentino presso la Santa Sede:

                       Partitomi del bosco, io me ne vo a una fonte, et di quivi in
                un mio uccellare. Ho un libro sotto, o Dante, o Petrarca, o un

                di  questi  poeti  minori,  come  Tibullo,  Ovvidio  et  simili;  leggo
                quelle  loro  amorose  passioni  et  quelli  loro  amori…

                Transferiscomi poi in su la strada nell’hosteria, parlo con quelli
                che passono, domando delle nuove de’ paesi loro… Vienne in

                questo mentre l’hora del desinare… Mangiato che ho, ritorno

                nell’hosteria:  quivi  è  l’hoste,  per  l’ordinario,  un  beccaio,  un
                mugniaio, dua fornaciai. Con questi io mi ingaglioffo per tutto
                il dì giocando a criccha, a triche-tach.

                       E finisce dicendo:

                       Venuta poi la sera, torno in casa et entro nel mio scrittoio;
                et in su l’uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango

                et di loto… e non sento per quattro hore di tempo alcuna noia,
                sdimentico  ogni  affanno,  non  temo  la  povertà,  non  mi



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