Page 31 - Storia della filosofia moderna. Da Niccolò Cusano a Galileo Galilei.
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Nato a Ferrara nel 1452, formatosi nel celebre convento di
                San Domenico a Bologna, integralista, trasferito poi a Firenze

                presso  il  convento  di  San  Marco  in  qualità  di  lettore  e
                predicatore, promosso priore nel 1491, mise in piedi una rete di

                spie, detta la «Compagnia della Speranza», che lo informava su
                tutti quelli che a Firenze commettevano atti impuri. Dopodiché

                provvedeva lui stesso  a sputtanarli  dal pulpito  di Santa  Maria

                del Fiore. Faceva nomi e cognomi ripetendoli più volte perché i
                presenti li potessero memorizzare. A Firenze non c’era chiesa

                abbastanza  grande  da  ospitare  tutti  quelli  che  lo  volevano
                ascoltare.  I  suoi  seguaci  erano  chiamati  i  Piagnoni  (perché

                piangevano quando lui parlava), e i suoi avversari gli Arrabbiati
                (perché si arrabbiavano quando lui dava in escandescenze).

                       I  Piagnoni  erano  soliti  irrompere  nelle  case  private  dei
                «nemici», o nelle botteghe degli artisti, rapinare quadri e tessuti

                preziosi, per poi incendiarli in piazza tra canti e urla di giubilo.
                Dio solo sa quante opere d’arte sono andate perse per colpa di

                Savonarola.
                       Il  suo  nemico  numero  uno  era  il  papa  Alessandro  VI.  Il

                frate  gliene  disse  di  tutti  i  colori:  che  era  un  puttaniere,  un
                mariuolo,  un  simoniaco,  un  miscredente,  un  assassino  e  un

                nepotista. Tutte verità, sia chiaro, ma il modo in cui gliele disse

                era quanto di più violento si potesse immaginare.
                       Nel dicembre del 1497 Alessandro VI lo scomunicò e lui

                per  tutta  risposta  scomunicò  Alessandro  VI.  La  partita,
                comunque,  si  chiuse  con  la  vittoria  del  Papa:  Girolamo

                Savonarola          e     i    Piagnoni         vennero         condannati         tutti
                all’impiccagione. Scalzi e  senza saio,  con un  crocefisso tra  le

                mani,  furono  trascinati  in  piazza  della  Signoria  e  qui,  tra  una
                folla  impazzita  per  la  gioia,  vennero  coperti  di  sassi,  sputi  ed

                escrementi. I loro corpi furono bruciati e le loro ceneri furono
                gettate in Arno. Era il maggio del 1498.








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