Page 17 - Storia della filosofia moderna. Da Niccolò Cusano a Galileo Galilei.
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Valla nel suo De voluptate invita gli uomini a desiderare
sopra ogni cosa la libertà. Si tratta di un dialogo a tre: fra uno
stoico (scassapalle) che consiglia la rinunzia ai beni materiali,
un epicureo (un po’ puttaniere) che crede nel piacere fisico, e un
filosofo (lui stesso) che media tra i due litiganti e afferma che
solo la dottrina cristiana può fare coincidere l’autentico piacere
con l’autentica felicità. Alla fine conclude dicendo:
Il piacere per noi cristiani è una scala che ci consente di
raggiungere la beatitudine celeste dopo che l’anima si è
spogliata delle sue membra. **
L’importante, comunque, è evitare il dolore. Tutto il resto
non conta.
A proposito di Lorenzo Valla,
e delle sue idee sul peccato, vorrei dire la mia. A
farmi riflettere fu un mio collega d’ingegneria, al secolo
Mario Vallauri, classe 1930. Vallauri, oltre tutto, per uno
strano gioco del destino aveva un cognome che iniziava
con «valla». Anche lui, comunque, non credeva nei peccati
capitali.
Un giorno, mentre stavamo in pizzeria, mi disse: «Per
me la lussuria non è peccato».
«In che senso non è peccato?» gli chiesi.
«Nel senso che l’unica forma di peccato che
riconosco è quella in cui si fa del male a qualcuno. Se tu,
facendo sesso, non fai male a nessuno, non commetti
peccato.»
«È facile a dirsi, ma vallo a spiegare a don Attanasio,
il parroco di Santa Lucia, quello di san Sebastiano.»
«Che c’entra san Sebastiano?»
«C’entra, c’entra, perché don Attanasio, il mio
confessore di quando ero ancora ragazzino, mi diceva che,
ogni qual volta commettevo un atto impuro solitario,
proprio nel momento culminante, san Sebastiano veniva
colpito da una freccia.»
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