Page 12 - Storia della filosofia moderna. Da Niccolò Cusano a Galileo Galilei.
P. 12
circonferenza allungata al massimo e quindi, proprio perché
allungata al massimo, è uguale a una retta.»
Alla fine capì che solo la consapevolezza della propria
ignoranza l’avrebbe potuto aiutare. Allora tornò a casa e si mise
a scrivere un saggio intitolato De docta ignorantia.
«Se non si è ignoranti» concluse, «non è possibile capire le
cose che stanno più in alto.»
D’altra parte non fu il primo, né sarà l’ultimo, ad
*
autodefinirsi ignorante. Da Socrate ad Adriano Celentano c’è
sempre stato qualcuno che ha ostentato la propria ignoranza
come un titolo di merito. Niccolò Cusano, in particolare, la
consigliò come metodo per comprendere le cose che non si
capiscono facilmente. E aveva ragione: quando entriamo in un
museo, o quando stiamo per cominciare a leggere un libro,
dimentichiamoci di noi stessi, fingiamo di essere appena nati, e
tutto ci sembrerà più attraente.
Con Cusano mi vedo spesso. Il suo corpo riposa a Roma,
nella chiesa di San Pietro in Vincoli, a due passi da casa mia.
Mi basta attraversare la strada.
In genere, ogni lunedì, faccio colazione allo Snack Bar di
largo Corrado Ricci, e lì, puntualmente, incontro il mio
compagno di scuola Eduardo Criscuolo, grande ammiratore di
Michelangelo.
Prima l’acquisto dei giornali, poi di seguito: il cappuccino,
il cornetto, le chiacchiere con Criscuolo e la visita al Mosè di
Michelangelo, sempre in San Pietro in Vincoli. Ebbene, sul lato
sinistro della chiesa, appena si entra, c’è la tomba di Niccolò
Cusano. Criscuolo ci passa davanti senza nemmeno darci uno
sguardo. Io, invece, rallento e gli mando un affettuoso saluto.
A proposito di Niccolò Cusano,
io credo che in natura non esistano né lo zero né
l’infinito. Al massimo posso immaginare cose che tendono
allo zero o all’infinito ma niente di più. Nell’antica Roma
lo zero non esisteva. Fu inventato solo nell’VIII secolo
14