Page 7 - Storia della filosofia moderna. Da Niccolò Cusano a Galileo Galilei.
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(che  derivava  dalla  concezione  dell’uomo  «pellegrino  in  una
                valle  di  lacrime»),  quello  del  Rinascimento  il  ritornello  «Chi

                vuol esser lieto, sia» di Lorenzo il Magnifico (che derivava dal
                concetto del «carpe diem» di Orazio) e questo già la dice lunga

                su  quali  differenze  ci  fossero  tra  i  due  periodi.  Erasmo  da
                Rotterdam  un  giorno,  in  una  lettera  a  un  amico,  confessa  di

                essere  stanco  di  vivere  e  dice:  «Essendo  entrato  nel

                cinquantesimo  anno  credo  di  aver  vissuto  abbastanza.
                Purtuttavia mi piacerebbe tornare giovane, almeno per qualche

                anno, perché vedo spuntare intorno a me un secolo d’oro». La
                vita,  infatti,  tornò  a  essere  fatta  di  evasione,  cultura,  gioco  e

                passeggiate  con  gli  amici.  Magari  all’inizio  l’individuo  era
                ancora un pochino timido e impacciato, poi però, man mano che

                passarono gli anni, cominciò a ragionare con la propria testa e
                divenne,  a  detta  dello  storico  Giovanni  Huizinga,  un  «bel

                giocattolo nelle mani di Dio».
                       Fino a quel momento l’unico uomo che sapesse leggere e

                scrivere era stato il monaco o il prete, che, oltre a dire messa,
                aveva fatto il medico, lo psicanalista e il farmacista. Mai, però,

                lo  scienziato,  anche  perché  la  scienza  non  era  ben  vista  dalle
                autorità ecclesiastiche. Ma abbinata alla rivoluzione culturale ci

                fu  quella  sociale.  Cominciarono  ad  affacciarsi  alla  ribalta  le

                classi più povere, ovvero le classi dei lavoratori. Nacquero così
                le  industrie  tessili,  quelle  metallurgiche  e  quelle  vetrarie.  Per

                non  parlare  dei  progressi  fatti  nell’edilizia  e  nelle  costruzioni
                navali.  La  scuola,  infine,  conquistò  la  disputatio,  ovvero  la

                possibilità da parte degli studenti di mettere in dubbio quanto
                avevano appena udito dal magister e di dirglielo davanti a tutti.

                       All’epoca, in Italia, gli Stati che contavano erano cinque e
                precisamente il Regno di Napoli, Venezia, Milano, Firenze e la

                Chiesa. Quest’ultima non si limitava alle sole mura vaticane, ma
                governava su una vasta area comprendente il Lazio, le Marche,

                una parte dell’Emilia, la Romagna e l’Umbria. Le varie corti, a
                cominciare da quelle dei Medici e degli Sforza, non potevano



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