Page 83 - I templari e il filo segreto di Hiram
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                con  la  C  maiuscola,  dei  monaci  che  attuavano  letteralmente  la
                buona  novella,  che  esortava  a  lasciare  la  famiglia  e  ad
                abbandonare ogni bene materiale, giungendo a volte a castrarsi
                per com’erano pervasi da furori mistici.
                     Nel libro “le vite dei Padri” di Giovanni Cassiano, eremita
                che  raggiunse  una  grande  fama,  il  deserto  egiziano  viene
                descritto come un luogo meraviglioso, più popolato delle stesse
                città, dove si alternavano gli incontri con Satana e con Dio e le
                coscienze  dei  monaci  venivano  forgiate  in  una  continua
                iniziazione.  In  realtà,  si  trattava  di  suggestioni  mentali  lunghe
                tutto una vita.
                     Il  fenomeno  del  monachesimo  fu  accompagnato  da  una
                letteratura  fantastica,  nella  quale  i  leoni  s’improvvisavano
                compagni,  simili  a  fedeli  cagnolini,  e  demoni  insidiosi  non
                esitavano a trasformarsi in donne seducenti.
                     Dilagavano leggende edificanti, come quelle di uccelli che
                portavano gli alimenti a monaci abbarbicati in luoghi impossibili
                o  stazionanti  su  alte  colonne,  oppure  sprofondati  in  grotte
                sovrastanti voragini paurose. In queste leggende si susseguono,
                ripetitive  e  monotone,  visioni  di  mostri  terrificanti,  alternate  a
                sogni di scenari paradisiaci.
                     Ad  ogni  modo,  che  il  deserto  facesse  bene  alla  salute  è
                indubbio. Non era raro, infatti, incontrare in quelle lande desolate
                vegliardi  centenari,  ancora  dotati  di  energie  notevoli  e  di
                eccezionale lucidità mentale, inimmaginabili altrove.
                     L’isolamento,  la  solitudine,  l’ascesi  non  escludevano  il
                periodico  ritorno  dei  monaci  nelle  città,  allorché  insorgevano
                intoppi  al  trionfo  del  nuovo  culto  o  si  generavano  incresciose
                diatribe tra vescovi.
                     Dopo  l’infausto  regno  dell’imperatore  Teodosio,  che  la
                Chiesa  non  esitò  a  definire  “grande”  nonostante  le  sue  mani
                grondassero  di  sangue  innocente,  sono  documentate  numerose
                spedizioni punitive nella grande città di Alessandria, da parte di
                monaci  minacciosi,  armati  di  nodosi  bastoni.  Si  trattava  di
                autentiche  missioni  in  nome  di  Dio,  che  includevano  la  totale
                distruzione  di  luoghi  ancora  impregnati  di  culti  pagani  e
                conversioni a suon di randellate per tutti coloro che tentennavano
                a professarsi cristiani.
                     Una conseguenza di queste spedizioni fu la terribile fine di
                Hypatia (415), la più insigne matematica e filosofa dell’antichità,
                nota per i suoi studi matematici e astronomici (allo stesso modo


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