Page 7 - Il giornalino di Gian Burrasca
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sua vociaccia di gatto scorticato: - Cosa legge di bello il nostro Giannino? - Io, naturalmente, gli ho
dato subito il mio libro di memorie, ed egli si è messo a leggerlo forte, davanti a tutti.
Da principio la mamma e le mie sorelle ridevano come matte. Ma appena ha incominciato a
leggere il pezzo che ho copiato dal giornalino di Ada, questa si è messa a urlare e faceva di tutto per
strapparglielo di mano, ma lui duro; ha voluto arrivai fino in fondo, e poi serio serio mi ha detto:
- Perché hai scritto tutte queste sciocchezze?
Io gli ho risposto che non potevano essere sciocchezze, perché le aveva scritte nel suo libro di
memorie Ada, che è la mia sorella maggiore, e perciò ha più giudizio di me e sa quello che dice.
Appena detto questo, il signor Capitani si è alzato serio serio, ha preso il cappello e se n'è andato
via senza salutare nessuno.
Bella educazione!
E allora la mamma, invece di pigliarsela con lui, se l'è presa con me, gridando e minacciando, e
quella stupida di Ada si è messa a piangere come una fontana!
Andate a far del bene alle sorelle maggiori!
Basta! Sarà meglio andare a letto. Ma intanto son contento perché ho potuto empire tre pagine
zeppe del mio caro giornalino!
21 settembre.
Son proprio nato disgraziato!
In casa non mi possono più soffrire, e tutti non fanno altro che dire che per colpa mia è andato
all'aria un matrimonio che per i tempi che corrono era una gran fortuna, che un marito come il
signor Capitani, con ventimila lire di rendita, non si trova tutti i giorni, che Ada sarà condannata a
restare zittella tutta la vita come la zia Bettina, e via e dàlli, una quantità di storie che non finiscono
mai.
Io vorrei sapere che gran male ho fatto alla fin fine, per copiare un pensiero dallo scartafaccio di
mia sorella!
Oh! ma da ora in avanti, o bene o male, giuro che il giornalino lo scriverò tutto da me, perché
queste scempiaggini delle mie sorelle mi dànno ai nervi.
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Dopo il fatto di ieri sera, pareva che stamani fosse successa a casa una gran disgrazia. Era già
sonato da un bel pezzo mezzogiorno, e non c'era nemmeno l'idea di mettersi a tavola a far colazione
come gli altri giorni. Io non ne potevo più dalla fame; zitto zitto sono andato in salotto da pranzo, ho