Page 6 - Il giornalino di Gian Burrasca
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un giornalino mio, dove scriverci le mie memorie, come quello che hanno le mie sorelle Ada, Luisa
            e Virginia che tutte le sere prima d'andare a letto, coi capelli sulle spalle e mezze spogliate, stanno a
            scrivere delle ore intere.
               Non so davvero dove trovino tante cose da scrivere, quelle ragazze!
               Io, invece, non so più che cosa dire; e allora come farò a riempire tutte le tue pagine bianche, mio
            caro giornalino? Mi aiuterò con la mia facilità di disegnare, e farò qui il mio ritratto come sono ora
            all'età di nove anni finiti.





























               Però in un giornalino bello come questo, bisognerebbe metterci dei pensieri, delle riflessioni...
               Mi viene un'idea! Se ricopiassi qui un po' del giornalino di Ada che giusto è fuori insieme alla
            mamma a far delle visite?


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                                                         ……….


               Ecco qui: sono andato su in camera di Ada, ho aperto la cassetta della sua scrivania, le ho preso il
            suo giornale di memorie, e ora posso copiare in pace.
               “Oh, se quel vecchiaccio del Capitani non tornasse più! ed invece, è venuto anche stasera. È
            impossibile! non mi piace! Non mi piace, e non mi piacerà mai, mai... La mamma ha detto che è
            molto ricco; e che se mi chiedesse in moglie, dovrei sposarlo. Non è una crudeltà, questa? Povero
            cuore mio! Perché ti mettono a tali torture?! Egli ha certe mani grandi e rosse, e col babbo non sa
            parlare d'altro che di vino e di olio, di campi, di contadini e di bestie; e se lo avessi veduto, almeno
            una volta vestito a modo... Oh, se questa storia finisse! Se non tornasse più! Mi metterei l'anima in
            pace... Iersera, mentre l'accompagnavo all'uscio, ed eravamo soli nella stanza d'ingresso, voleva
            baciarmi la mano; ma io fui pronta a scappare, e rimase con un palmo di naso... Ah no! Io amo il
            mio caro Alberto De Renzis. Che peccato che Alberto non sia altro che un misero impiegatuccio...
            Mi fa continuamente delle scenate, e io non ne posso più! Che delusione! Che delusione è la vita...
            Mi sento proprio infelice!!!...”
               E ora basta, perché ho empito due pagine.


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               Ti riapro prima d'andare a letto, giornalino mio, perché stasera m'è successo un affare serio.
               Verso le otto, come al solito, è venuto il signor Adolfo Capitani. È un coso vecchio, brutto,
            grosso grosso e rosso... Le mie sorelle hanno proprio ragione di canzonarlo!
               Dunque io ero in salotto col mio giornalino in mano, quando ad un tratto lui mi dice con quella
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