Page 64 - Maschere_Motta
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personaggio di Coviello, a mezza via fra lo sciocco che fa il furbo, e il furbo che vuol fare lo
sciocco, e ne trasse quella figura di valletto, simile a Scapino, che nel «Borghese Gentiluomo»
va ripetendo idea per idea, se non parola per parola, tutto quello che dice il suo padrone.
L’unica altra memoria di Coviello si trova, oltre che in Molière, in un volume intitolato «I
balli di Sfessania» (cioè di Fescennia), nel quale il francese Callot, che studiava arte a Firen-
ze, raccolse i tipi di una cinquantina di comici del suo tempo, alcuni dei quali erano gio-
colieri, saltatori, danzatori e mimi, altri buffoni, comici e interpreti d’ogni ruolo, fra i quali
Babbeo, Bellosguardo, Esgangararo, Cocodrillo, Pasquariello detto Truonno, Cucurucù
(nome evidentemente ispirato al canto del gallo), Meo Squaquara, Cucuba, nomi e carat-
teri il cui ricordo andò del tutto perduto. Il personaggio di Coviello era ormai dimenticato,
ma, per secoli, restò nel parlar corrente l’abitudine di dire «È un Coviello» per indicare uno
sciocco che voglia fare il fanfarone.
A questa maschera sono legate molte famose interpretazioni di Ambrogio Buonomo,
Pier Maria Cecchini, Gennaro Sacco, Antonio Costantini ed altri. Il pittore Salvator Rosa lo
caratterizzò mirabilmente in uno spettacolo romano del 1640.
Dopo tutto, una bugia cos’è? Nient’altro che la verità in maschera
George Gordon Byron (Don Giovanni, 1819/24, incompiuto)
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