Page 156 - Maschere_Motta
P. 156
Tabarrino
doperata inizialmente con il carattere di se-
condo Zanni, questa maschera in seguito fu
A A usata anche in parti di vecchio. Il nome deriva
dall’attore Giovanni Tabarin, che operava a Venezia nella se-
conda metà del Cinquecento o, più probabilmente, dal ta-
barro indossato dall’omonimo attore francese.
Nel secolo XVIII, gli attori Brigher e Giovanni Battista
Menghini ne dettero una versione bolognese, facendone un
commerciante ricco o un padre dispotico, con quel mantello
scuro, il tabarro, che gli emiliani di modesta condizione
portano ancor oggi d’inverno in luogo del cappotto con
le maniche, ha finito col prestare il proprio nome a locali
eleganti di tutto il mondo, i cosiddetti tabarins, per virtù di
un tipo di mercante bolognese, affatto colto, che nel ‘500
figurava sovente sulle scene con una curiosa caratteristica:
cominciava le frasi in italiano, ma era costretto, per farsi
intendere, a terminarle in dialetto. Quel tipo di mercante
era chiamato Tabarino per via del mantello a ruota piuttosto
corto, mentre il Tabarin pari- gino indossava un costume
giallo e verde, con un lungo tabarro e cappello di feltro.
Fu portato per la prima volta sui palcoscenici di Francia nel
1570 da una compagnia di comici italiani che gli affidarono
le parti più disparate: domestico, padre, marito, secondo le
necessità dell’intreccio.
Il nome di Tabarino fu ripreso più tardi da un milanese, la
cui vera identità resta tuttora imprecisata, che arrivato a
Parigi nel 1618 si associò con un ciarlatano di nome Mondor
e con lui cominciò a dar spettacoli all’aria aperta, preceduti
da sfilate con trombe e tamburi per richiamare pubblico.
Mondor, massiccio e con la voce roboante, sosteneva la
parte del Capitano, Tabarino quella del fedele domestico, e
la coppia ottenne un tale successo che quattro anni dopo,
146