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Scaramouche





                                                                          otevole popolarità ebbe in tutta Europa nel
                                                                          ‘500 e ai primi del ‘600 il carattere del Capitano,
                                                               N N erede nelle parole, se non nelle gesta, di quella
                                                               tradizione di eroismo individuale che era eccelsa nelle figure
                                                               dei paladini, dei crociati e dei condottieri di ventura, e che
                                                               l’adozione delle armi da fuoco aveva ormai relegato nella
                                                               fantasia popolare, deformandole con l’iperbole e l’ironia.
                                                                 Da un personaggio napoletano chiamato Scaramuccia,
                                                               cioè piccola battaglia, pauroso e millantatore, l’ultimo
                                                               e il più comico della serie dei Capitani, i comici italiani
                                                               avvicendatisi alla corte di Francia derivarono la figura di
                                                               Scaramouche, sedicente signore di contrade mai  esistite
                                                               sulla carta geografica, nobile non meno di Carlo Magno e
                                                               ricco almeno quanto un suo bisavolo di nome Creso, ladro,
                                                               poltrone, furfante, amico e rivale di Pulcinella in una gara di
                                                                frottole e di ribalderie.
                                                                   Il primo Scaramouche fu il napoletano Tiberio Fiorilli,
                                                                  figlio  di  un  capitano  di  cavalleria,  uno  dei  mimi  più
                                                                   spiritosi e completi che la storia del teatro ricordi. La
                                                                    sua abilità nel mimare fu messa a profitto a Corte un
                                                                    giorno in cui la regina era infastidita dai continui lagni
                                                                   del principino, che aveva allora due anni.
                                                                   Il Fiorilli ottenne un tale successo che il Delfino, in uno
                                                               scoppio di ilarità, gli bagnò il costume. Alcuni anni più tardi,
                                                               diventato Re Sole (Luigi XIV) egli pregherà Scaramouche di
                                                               mimargli quel loro primo incontro e ne trarrà uno spasso
                                                               tale da assicurare all’attore il perpetuo favore della Corte.
                                                               Tipica di Scaramouche era l’estrema agilità.
                                                                 Abbandonato  il costume  militaresco di cui rimaneva
                                                               soltanto la spada, l’attore conservò il colore nero del
                                                               costume, liberandosi però della maschera e preferendo
                                                               apparire con il volto infarinato.

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