Page 134 - Maschere_Motta
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Pulcinella
uesta maschera con carattere di secondo Zan-
ni ebbe la sua maggior fortuna nei secoli XVII e
Q Q XVIII nei teatri napoletani e romani, nonché a
Parigi. La sua nascita segna l’avvento di una comicità napo-
letana contrapposta, in qualche senso, ad una comicità che
può dirsi padana.
Il carattere, infatti, si presenta orientato piuttosto verso
una comicità disincantata, spensierata, giuliva in cui
notevole parte viene lasciata alla libertà di mimica e alla
danza.
I segni più interessanti dell’arte pulcinellesca sono
riconoscibili nella straordinaria disponibilità verso il mondo
esterno, che la maschera esprime passando attraverso i
più complicati e paradossali avvenimenti, vivendo in una
eccezionale praticità che si stabilisce, in ultima analisi,
quasi in una sfera di astrazione.
L’origine del nome è abbastanza incerta. Secondo il
Galiani, esso deriverebbe da Puccio d’Aniello, secondo altri
da etimologie greche diverse, forse da pollé kinesis, che
indica il continuo movimento, oppure da polis keinos, ossia
lo stupido della città. Più probabilmente deriva dal termine
dialettale pollicino: gli antichi giullari puntualizzavano
l’aspetto ridicolo delle loro composizioni parlando, per
mezzo della loro “pivetta”, con la voce chioccia. Del resto,
la maschera a becco adunco che Pulcinella porta sul volto
accentua la rassomiglianza con l’animale.
Non paiono plausibili i riferimenti alle persone fisiche
di Pulcinella delle carceri e di Joan Policinelle, vissuti
rispettivamente a Verona e a Napoli nella seconda metà dei
secoli XIV e XV. È molto difficile collegare Pulcinella all’antica
maschera italica di Maccus. Nessuno sostiene più questa
ipotesi, anche se il Dieterich avvicina il termine osco cicirrus
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