Page 130 - Maschere_Motta
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volta ladro, bugiardo e perfino avaro, vile eppur temerario, poverissimo, arricchito e
dilapidatore di fortune, incorreggibile nella pigrizia e nella ghiottoneria.
L’eccezionale abilità del Debureau finì addirittura con lo stravolgere l’antico carattere
del Pagliaccio che, per due secoli, si era pur andato adeguando all’indole e al gusto dei
francesi; la petulanza ha ceduto posto al sangue freddo, non è più il fantoccio che si
agita senza ragione, ma lo storico moderno che cede alle impressioni del momento, un
personaggio senza passione, senza parole e quasi senza volto, che esprime tutto, pur
infischiandosi di tutto. La parte del Debureau fu portata avanti, dopo la sua morte, dal
figlio, uno dei più squisiti ed eleganti Pierrot che la storia del teatro ricordi.
Con lui il personaggio che aveva commosso il cuore dei parigini entrò nella moda,
interessò poeti, scrittori, drammaturghi, musicisti, divenne la maschera preferita di un
secolo di carnevali, e andò fissandosi nelle arti e nel costume proprio negli anni in cui tutte
le altre maschere del vecchio repertorio incontravano un inevitabile tramonto ritirandosi,
nella migliore delle ipotesi, nel teatro delle marionette. Ma nonostante la spiritualizzazione
del Debureau, la maschera appare nelle farse ancora come un personaggio comico.
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