Page 122 - Maschere_Motta
P. 122

Pasquino




                                                    M            aschera con carattere di secondo Zanni, se-

                                                                 condo ‘interpretazione che ne dette il Trezzi,
                                                    M attore della compagnia del duca di Mantova
                                                    dal 1689. Il nome, che compare nell’Arlichino del Rapparini,
                                                    deriva probabilmente dalla famosa statua romana. Stra-
                                                    namente non si ha notizia della presenza del tipo nei teatri
                                                    romani, mentre lo si trova con una qualche frequenza nelle
                                                    farse senesi della prima metà del Cinquecento.
                                                      La suggestione dell’antica statua con quanto di ico-
                                                    noclastico  rappresentava più ancora del fascino  della
                                                    Commedia dell’Arte determinò il successo di Pasquino in
                                                    Francia, dove raggiunse addirittura la Comédie-Française
                                                    per merito di Dazincourt e Préville.
                                                      Compare nel famoso Jeu de l’amour et du hasard del
                                                    Marivaux e nelle migliori commedie del Baron, del Regnard
                                                    e del Destouches.
                                                      In Sicilia esiste la maschera di Pasquino Tataranchiu, tipo
                                                    di sciocco con caratteri analoghi a quelli di Nofriu.
                                                      Debutta al teatro Garibaldi di Palermo, interpretando
                                                    il ruolo del servitore. E fedele, ingegnoso e affezionato al
                                                    padrone, ama fraintendere ciò che gli dicono in italiano e
                                                    fare mille giochi di parole.
                                                      Il coraggio non è il suo forte: evita sempre le liti e, appena
                                                    può, anche le discussioni, però, se proprio non ne può fare a
                                                    meno, si getta sui provocatori e li picchia di santa ragione.
                                                      Ha un viso gaio e rubicondo, su cui spicca un grosso neo;
                                                    porta in capo una parrucca con il codino e un elegante
                                                    tricorno.
                                                      Fu portato al successo al San Carlino di Napoli da Giuseppe
                                                    Colombo nel 1842, nel 1847 dal celebre Salvatore Tomasino e
                                                    sul finire del secolo scorso da Giovanni Grasso, che operava
                                                    nel teatro Machiavelli di Catania.

       112
   117   118   119   120   121   122   123   124   125   126   127