Page 120 - Maschere_Motta
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Pasquariello
M aschera che rappresenta il tipo del vecchio,
oppure del servo con carattere di secondo
M Zanni, oppure del bravo. Come tale lo si tro-
va raffigurato nei Balli di Sfessania di Jacques Callot, dove si
presenta come iroso ma sostanzialmente povero e disgra-
ziato, molto male in arnese.
Parla il dialetto napoletano ed è considerato come
un semplicione atto ad essere burlato e deriso allorché,
nonostante l’età, si innamora ad ogni pie’ sospinto o cade
preda dei vizi. Un carattere quindi, molto simile a quello di
Pantalone, dal quale direttamente deriva.
Lo si trova anche in alcuni testi raccolti dal Gherardi, fra cui
Précaution inutile che presenta analogie con il capolavoro
del Beaumarchais.
Narra una leggenda che il giorno in cui venne al mondo
Pasquariello, i gatti rubarono l’arrosto, la luce della
candela s’affievolì per tre volte, il vino ribollì negli otri e la
marmitta si riversò sulle braci. Pasquariello nacque infatti
goloso, ubriacone, spaccatutto, rovina dei locali pubblici
e terrore delle cucine, dissoluto non meno di Brighella, dal
cui carattere Pasquariello indubbiamente deriva, ma meno
lesto di lui a ricorrere alle busse o addirittura al pugnale per
realizzare i propri ignobili disegni.
La maschera di Pasquariello, il cui nome deriva dal famoso
Pasquino, l’emblema della satira presso i romani, fu portata
in Francia nel 1685 dall’attore Giuseppe Tortoriti, danzatore
ed equilibrista, soprannominato “Truonno”, cioè tuono,
perché all’estrema agilità delle movenze accompagnava
una voce tale da destar brividi nelle platee ed allora prende
il nome di Pasquariello Truono. Pasquariello appartiene,
come Brighella e come il francese Scaramouche, a quel
carattere di domestico dissoluto e intrigante che già si
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