Page 59 - Storia della Russia
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Lo sviluppo della servitù della gleba e la fine della dinastia

        La violenza e gli sconvolgimenti degli ultimi anni di Ivan, il peso sempre maggiore della
        guerra e le epidemie degli anni Settanta e Ottanta stremarono il paese. Tutte le classi ne
        soffrirono, ma in particolare i contadini, che si indebitarono sempre di più con i proprietari
        terrieri. Molti contadini iniziarono a fuggire dalle loro case; durante un viaggio dal Mar
        Bianco  a  Mosca  nel  1588,  Giles  Fletcher  attraversò  intere  regioni  di  villaggi  quasi
        completamente  abbandonati.  Alcuni  contadini  cercarono  la  sicurezza  delle  grandi

        proprietà  terriere,  si  unirono  ai  cosacchi  o  si  diressero  verso  est  nelle  nuove  terre  rese
        disponibili dalla conquista dei khanati del Volga; altri si vendettero come schiavi a chi
        poteva  mantenerli.  I  latifondisti  militari,  soprattutto  pomeščiki  minori,  videro  a  poco  a
        poco  scomparire  la  loro  forza  lavoro  e  la  prima  fonte  del  loro  sostentamento,  e  per
        disperazione  alcuni  lasciarono  le  proprie  terre.  Durante  le  guerre  civili  Vasilij  II  aveva
        concesso a certi monasteri il potere di limitare il diritto di partenza dei contadini alle due
        settimane prima o dopo il giorno di San Giorgio (26 novembre), quando si chiudeva il
        ciclo agricolo annuale. Questa restrizione fu estesa a tutti i contadini tramite il Sudebnik
        del 1497, che stabiliva la possibilità di spostarsi soltanto in quel lasso di tempo, sempre
        che avessero adempiuto agli obblighi nei confronti dei proprietari. Ora, in risposta alle
        richieste dei servitori e alla minaccia che questa situazione rappresentava per il tesoro e
        per  l’esercito,  il  governo  adottò  misure  ancor  più  radicali.  Fu  istituito  un  censimento
        agricolo che stabiliva con esattezza gli obblighi di tassazione e di servizio e, nel decennio
        1580-1589,  vennero  introdotti  gli  «anni  proibiti»,  da  principio  uno  per  volta,  durante  i
        quali ai contadini era vietato lasciare il luogo di residenza. All’inizio degli anni Novanta
        un nuovo decreto rese permanente il divieto di spostamento. In questo modo i contadini

        erano  definitivamente  legati  alla  terra  e  si  concedeva  pieno  controllo  ai  proprietari  dei
        terreni su cui vivevano, nonché la possibilità di rivendicare un diritto su quanti partivano
        illegalmente. Nel XVI secolo, lo sviluppo di un’amministrazione centrale rese possibile
        per la prima volta un certo monitoraggio della mobilità contadina. Nel 1597 fu imposto un
        limite  massimo  di  cinque  anni  per  il  reclamo  dei  fuggitivi,  ma  nel  1607  il  governo  di
        Vasilij Šujskij lo protrasse a quindici anni: un limite breve favoriva i grandi latifondisti
        che potevano attirare fuggitivi e bloccare le rivendicazioni per il loro ritorno, mentre limiti
        più lunghi davano ai piccoli proprietari più tempo per rintracciare i contadini scappati. Nel
        1649, su pressione dei servitori della classe media, il limite fu abolito del tutto: ormai la
        servitù  della  gleba  sostituiva  le  libere  relazioni  contrattuali  precedenti  e  sui  terreni  dei
        servitori  i  contadini  erano  legalmente  vincolati  alla  terra.  Solo  nel  profondo  nord  e  in
        Siberia, dove non c’erano terre di pomest’e, i contadini rimasero liberi (anche se dovevano
        pagare tasse e prestare servizio allo stato).

           In  quest’epoca  (verso  il  1600),  una  volta  adempiuto  ai  loro  obblighi  di  lavoro  o  di
        affitto,  i  contadini  godevano  ancora,  dal  punto  di  vista  tecnico,  di  una  certa  libertà
        personale:  erano  soggetti  alla  legge,  pagavano  le  tasse  e  decidevano  dei  loro  affari.

        Durante il secolo e mezzo successivo, invece, in un evolversi graduale di rapporti, singole
        misure governative e decisioni giudiziarie, senza che venisse promulgata nessuna legge
        generale,  i  servi  furono  legati  anche  alla  persona  del  loro  signore,  e  soggetti  alla  sua
        volontà quasi in ogni campo. La servitù della gleba prese così in Russia la sua forma più
        estrema trasformandosi, infine, nel XVIII secolo, quasi in schiavitù. Quella totale esisteva
        già nella Moscovia come nella Rus’ kieviana, dove i prigionieri di guerra erano spesso resi
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