Page 57 - Storia della Russia
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Il terrore e l’«opričnina»
I primi anni della guerra contro la Livonia coincisero con grandi rivolgimenti politici a
Mosca e con una variazione nel comportamento di Ivan. Nel 1560 lo zar allontanò due dei
suoi maggiori consiglieri. Nello stesso anno sua moglie Anastasija, cui era teneramente
affezionato, morì all’improvviso (come in molti altri casi di morte improvvisa agli inizi
dell’età moderna, si è sospettato un avvelenamento). I rapporti di Ivan con la sua élite si
andarono deteriorando. Nel 1562 molti boiari influenti caddero in disgrazia per accuse
inconsistenti. Ivan richiese onerose garanzie di fedeltà in cambio del perdono e fra il 1563
e il 1564 ne condannò a morte ancora di più. Con la scomparsa nel 1563 (per morte
naturale) del metropolita Makarij, la vita a corte divenne meno ordinata e più dissoluta, e
quello stesso anno Ivan introdusse un elemento di novità sposando una principessa
circassa, Marija Temrjukovna, il cui padre era da poco entrato al servizio di Mosca. Ivan si
sposò sette volte.
La vita a corte stava diventando incerta e pericolosa e alcuni servitori moscoviti
cominciarono a passare dalla parte dei polacchi o dei lituani. Il più importante di questi
disertori fu il principe Andrej Kurbskij. Di alto lignaggio, in ottimi rapporti con le
famiglie più illustri, Kurbskij era un noto comandante militare che forse si sentì
direttamente in pericolo o temette di veder ricadere su di sé la responsabilità delle
sconfitte di Mosca. Nel 1564 scappò in Polonia e dal suo esilio scrisse a Ivan per
giustificare la sua partenza condannando la crudeltà dello zar verso i sudditi. Ivan rispose
denunciando con violenza Kurbskij e tutti gli altri traditori, compresi i suoi antichi
consiglieri, e riaffermando il proprio potere assoluto per diritto divino, cui tutti i sudditi
dovevano sottostare. Di recente la corrispondenza tra Ivan e Kurbskij è stata al centro di
una grande controversia: lo storico americano Edward Keenan sosteneva che i documenti
fossero un falso risalente al XVII secolo, mentre la maggior parte dei suoi colleghi ne
accettano l’autenticità. Di certo le idee esposte da Ivan nelle lettere sembrano coerenti con
la sua condotta successiva.
Nel dicembre del 1564 Ivan lasciò improvvisamente Mosca per trasferirsi in una
residenza di campagna, e un mese dopo annunciò al metropolita e alla corte, frastornata, la
sua intenzione di abdicare. Sosteneva che lo stessero scacciando dal trono la
disobbedienza e il tradimento di chierici e boiari. La teoria teocratica così ben
propagandata dal clero non permetteva alternative al potere dello zar, «unto del Signore».
Tutta la corte lo pregò subito di tornare, promettendogli che avrebbe avuto mano libera
contro i traditori. Ivan tornò, ma alle sue condizioni: divise il paese in due amministrazioni
ben distinte, l’opričnina («territorio separato»), sotto il suo controllo, e la zemščina (il
«regno della terra»), governata dai membri della corte e dal Consiglio dei boiari. Da
questa nuova base di potere Ivan attaccò chiunque gli appariva come possibile nemico.
Creò un esercito locale di servitori dell’opričnina (gli opričniki), con mantelli neri e una
testa di cane e una scopa attaccate come simbolo alla sella. Diversi gruppi dell’élite,
compresi personaggi di poco rilievo, furono condannati all’esilio, alla tortura o a morte, i
beni di molti confiscati; altri furono semplicemente uccisi o gli venne assassinato un
parente. Il nuovo metropolita, che protestava per la condotta di Ivan, fu deposto da un
tribunale irregolare e strangolato in prigione. Gli opričniki distrussero il quartiere straniero
di Mosca, costruito di recente, che si calcola ospitasse più di quattromila stranieri