Page 144 - Storia della Russia
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Le relazioni internazionali e l’espansione verso est
Nel frattempo la Russia cercava di riguadagnare il suo posto nella comunità
internazionale. La sconfitta in Crimea aveva definitivamente infranto l’ordine europeo
stabilito nel 1815 e aperto la strada all’unificazione tedesca e italiana. Dopo una breve
riconciliazione con Napoleone III, la Russia rimase a guardare mentre le sue antiche
avversarie, Austria e Francia, venivano schiacciate dalla Prussia, l’una nel 1866, l’altra nel
1870, e sfruttò la guerra e il trattato di Londra (1871) per respingere la neutralizzazione
del Mar Nero. Ora la Germania, unita e industrializzata, rappresentava una seria minaccia
per la Russia. Priva della forza economica, delle infrastrutture e della capacità militare per
mantenere il proprio status di grande potenza e salvaguardare i propri interessi nell’Europa
formatasi dopo la Guerra di Crimea, per il resto del secolo, fino al 1914, San Pietroburgo
rimase in una posizione di relativa debolezza, di cui il comando militare russo era ben
consapevole. La guerra con la Turchia, avvenuta durante la crisi balcanica degli anni
Settanta e che portò all’indipendenza della Bulgaria, mostrò la persistente debolezza
militare russa: la parziale vittoria sul campo fu vanificata dall’umiliazione diplomatica
subita con il trattato di Berlino (1878). Dall’iniziale strategia di un patto con la Germania,
negli anni Novanta si passò a un’intesa con la Francia e con la sua alleata, la Gran
Bretagna; di qui cominciarono a prendere forma i due blocchi contrapposti della Prima
guerra mondiale. Mentre si accelerava la corsa internazionale agli armamenti dei decenni
che precedettero la Grande guerra, aumentarono le spese militari russe, che impoverirono
le risorse statali, con l’unico risultato di mantenere il paese in contatto con le principali
potenze.
Ma questa fu anche l’epoca della nuova espansione in Asia. Dagli anni Sessanta la
Russia aveva continuato ad avanzare in Asia centrale, creando un governatorato generale
del Turkestan, conquistando Čimkent, Taškent, Samarcanda e imponendo protettorati a
Buchara e a Chiva. La penetrazione russa in Afghanistan, che rischiava di minacciare
l’India, portò nel 1885 a una crisi con la Gran Bretagna, risolta tramite un accordo anglo-
russo che tracciava la frontiera afghana. L’eroe dell’avanzata in Asia centrale fu il
generale Michail Černjaev, un comandante risoluto che proseguì le conquiste locali
nonostante San Pietroburgo dichiarasse ufficialmente di non avere mire espansionistiche
su quel territorio. Perse il comando nel 1866, ma nel 1883 Alessandro III lo nominò
governatore generale del Turkestan.
In Estremo Oriente la debolezza della Cina nel XIX secolo spostò l’equilibrio cino-
russo a favore della Russia: i «trattati iniqui» del 1858 e del 1860 crearono una «regione
marittima» russa sul Pacifico, permettendo la fondazione di Vladivostok. Intanto, mentre
cedeva i suoi territori in America vendendo l’Alaska agli Stati Uniti per 7,2 milioni di
dollari, la Russia rafforzava la sua posizione in Estremo Oriente stringendo accordi con la
nuova potenza del Pacifico, il Giappone: il trattato di San Pietroburgo (1875) delimitava le
rispettive sfere di influenza, assegnando l’isola di Sachalin ai russi e le isole Curili ai
giapponesi. Venti anni dopo, alla fine della Guerra cino-giapponese, nuovi trattati russi
con la Cina (1896, 1898) portarono alla fondazione di una banca russo-cinese, a importanti
concessioni ferroviarie e al prestito venticinquennale della penisola di Liao-Tung e della
base navale di Port Arthur; durante la rivolta dei Boxer (1900) la Russia occupò la
Manciuria. Lo stesso anno, il completamento della ferrovia transiberiana, inizialmente a