Page 140 - Storia della Russia
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guerra e dalla crisi bancaria del 1860, fece gravare sui contadini le spese di
compensazione: essi dovevano pagare per 49 anni «debiti di riscatto» che venivano
convertiti in buoni del tesoro con cui compensare i proprietari. Nel 1857 i contadini
formavano circa l’84% della popolazione russa; l’emancipazione del 1861 riguardò solo i
servi della gleba dei proprietari terrieri, poco meno della metà (intorno al 42%).
Subentrarono alcune modifiche quando furono annunciati statuti dettagliati per le diverse
regioni. Nel 1866 la posizione dei contadini di stato e di corte fu equiparata a quella degli
altri, ma con qualche vantaggio in più.
Dopo l’emancipazione, seguì un’altra serie di riforme. Nel 1860 era stata creata una
nuova banca statale; con altri provvedimenti si risanarono i conti pubblici e si istituirono
norme per la fondazione di società per azioni e di banche private. Nel 1863 altri statuti
regolarono l’istruzione universitaria, permettendo maggiore autonomia in quel campo; fu
introdotta una nuova tassa sulla vendita degli alcolici, un’iniziativa importantissima
poiché la vecchia imposta sulla vodka, da cui dipendeva una buona parte delle entrate
statali, era in mano alla corruzione. Nel 1864 lo Statuto dello zemstvo riformò
l’amministrazione locale nelle province centrali della Grande Russia, istituendo a livello
distrettuale e provinciale comitati elettivi aperti a tutte le classi sociali (ma dominati dalla
nobiltà), che avevano il potere di aumentare le tasse; nel 1870 uno Statuto simile fu
promulgato per le città. Sempre nel 1864 il vecchio sistema giudiziario, lento, poco
trasparente e corrotto, fu radicalmente modificato seguendo un modello anglofrancese:
furono introdotte giurie, giudici inamovibili, maggiore trasparenza e un nuovo ordine
professionale indipendente per gli avvocati. Nel 1865 fu allentata la censura, che divenne
meno preventiva, concentrandosi soprattutto sulle opere già pubblicate. La riforma
militare iniziò ancor prima che finisse la guerra. Negli anni Sessanta la marina aveva
ormai adottato tecniche di propulsione a vapore e competeva con francesi e inglesi nella
costruzione di corazzate. Nel 1858 l’esercito abolì la maggior parte delle colonie militari.
La sua ristrutturazione, ritardata fino al 1874 a causa di dispute interne, fu radicale e portò
alla modifica delle infrastrutture territoriali e alla sostituzione dell’esercito permanente
con un sistema di coscrizione universale (benché applicato in modo non uniforme) della
durata di sei anni. Tutte le reclute dovevano raggiungere un livello minimo di
alfabetizzazione e, possibilmente, maturare una coscienza civica (sebbene le classi di
alfabetizzazione venissero abbandonate poco dopo). Anche la Chiesa fu coinvolta nel
processo di rinnovamento, ma senza che si ottenessero risultati significativi.
Il processo riformista si rivelò eccezionalmente vasto e, come si dimostrò in seguito, fu
tutt’altro che perfetto, ma il cambiamento raggiunse ogni ambito della vita pubblica, con
una sola grande eccezione, la struttura politica centrale. L’autorità dello zar fu decisiva sia
nel dar forma all’emancipazione sia durante gli scontri fra interessi sociali e governativi
diversi. Pur appoggiando le riforme in altri ambiti, il conservatore Alessandro II non vide
mai motivi per modificare le proprie prerogative: nonostante l’ampio consenso del suo
entourage, favorevole a un’Assemblea consultiva nazionale, e gli appelli dei nobili
liberali, egli rifiutò di coronare la riforma con una Costituzione; confermò il Consiglio dei
ministri, un gabinetto a tutti gli effetti, istituito nel 1857, ma mantenne il pieno potere
autocratico. Alcuni storici considerano il rifiuto di Alessandro una decisione cruciale nella
storia della Russia moderna.