Page 11 - Storia della Russia
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per l’Europa in direzione sud e ovest. Allo stesso modo dei popoli nomadi, si mossero
sotto la spinta della crescita demografica, per necessità economiche o a causa degli
attacchi di altre tribù, e alcune furono prima alleate poi distruttrici di Roma. Come i
germani, anche le popolazioni slave nacquero in Europa orientale, queste ultime nella
zona dei Carpazi (ritrovamenti archeologici mostrano antichi insediamenti slavi nel bacino
dei fiumi Dnepr e Dnestr alla fine dell’epoca precristiana), per poi diffondersi lentamente
nell’odierna Ucraina e più a nord verso il Baltico, mischiandosi con le locali tribù baltiche
e finniche, e distribuirsi, infine, a ventaglio anche in tutta l’Europa centrale e nei Balcani.
Le prime testimonianze scritte sugli slavi li descrivono come guerrieri che nel VI secolo
d.C. oltrepassarono i Carpazi e si spinsero a est fino alla Grecia e all’Asia minore. Nel 626
d.C. un loro esercito, alleato con gli avari dell’Asia centrale, assediò Costantinopoli.
Nell’VIII secolo, nell’odierna Europa centrale, trovarono un equilibrio con le vicine tribù
germaniche a ovest, formando una solida frontiera slavo-germanica lungo l’Elba e il
Saale, e in Boemia. Gli slavi del sud, invece, si insediarono nella regione dei Balcani
assorbendo i bulgari turchi, mentre il ramo occidentale dello stanziamento si cristallizzò
nella Polonia slava e nel regno ceco. La Rus’, il primo stato organizzato degli slavi
orientali, sorse alla periferia nordorientale della futura terra del Cristianesimo, in seguito
Europa, e fu una delle formazioni territoriali che tra il IX e il X secolo entrarono a far
parte della comunità cristiana. Ma la sua apertura verso i vasti territori dell’Eurasia interna
ne legava la storia, soprattutto quella antica, tanto all’Europa quanto all’Asia. Secondo gli
storici russi di scuola «eurasiatica» fu questa posizione a rendere la cultura russa
sostanzialmente differente da quella dei vicini europei: la Russia, infatti, è diventata parte
dell’Europa e della sua civiltà a tutti gli effetti soltanto nel secondo millennio d.C.
L’influenza orientale e la partecipazione agli eventi dell’Eurasia interna furono, dunque,
un elemento essenziale per la storia e la cultura russa. Un approccio diverso e autorevole a
questi fattori geografici e al rapporto con la penisola europea è offerto dal concetto di
«zona centrale» con cui Halford Mackinder ha cercato di definire la geopolitica
d’espansione.
La posizione della Russia nella pianura eurasiatica spiega, inoltre, le enormi dimensioni
del paese: la Russia, uno degli stati più estesi del mondo già alla fine del XV secolo,
continuò a espandersi fino al XX secolo. Anche dopo il 1991, con la disgregazione
dell’Unione Sovietica, la Federazione Russa, inclusa la Siberia, continuò a occupare
territorio maggiore di qualsiasi altra nazione: all’incirca 17.075.000 km2, quasi un ottavo
della superficie terrestre. La densità di popolazione media (attualmente 9 persone per
km2), invece, è sempre stata bassa in confronto al resto d’Europa e al Nordamerica.
Infatti, a differenza dell’Europa centrale e occidentale, formate da diverse penisole, la
Russia è continentale, parte dell’enorme Eurasia, e le sue vaste zone costiere si trovano a
nord nelle regioni artiche, mentre a oriente si affacciano sul lontano Pacifico. La
topografia e il clima che la caratterizzano non hanno nulla a che vedere con i rilievi sparsi
e variegati e le temperature più miti dei suoi vicini occidentali. La vastità e le condizioni
atmosferiche della Russia determinarono alcune conseguenze inevitabili: caratteristiche
costanti e fondamentali, la debolezza dell’amministrazione provinciale e la difficoltà del
centro a controllare e gestire le zone periferiche; l’economia, le comunicazioni, i viaggi e i
trasporti ne furono tutti ugualmente influenzati. In particolare, prima dell’arrivo di
telegrafo e ferrovia nel XIX secolo, l’amministrazione e il commercio, oltre a dipendere